Da Celestino V a Gigi Riva: Dante, quanto ci manchi

A proposito di "gran rifiuto"

da celestino v a gigi riva dante quanto ci manchi
Benevento.  

In principio fu Celestino V, con le sue dimissioni da Papa. Dante, che lo indica come «colui che fece il gran rifiuto» lo colloca, nella Divina Commedia, nel girone riservato agli ignavi, per aver rinunciato dopo pochi mesi al soglio pontificio di fronte alle pressioni di coloro che volevano approfittare della sua buona fede. Poi, a distanza di alcuni secoli, toccò a Gigi Riva. Fu clamoroso il no che 'Rombodituono', il nomignolo che gli fu affibbiato dopo una rovesciata pazzesca, oppose alla richiesta della Juventus, che avrebbe voluto arruolarlo a suon di milioni. Riva segnava una caterva di gol, decise di restare con il Cagliari, la squadra che alla fine degli anni '60 aveva condotto alla conquista dello scudetto.

Era innamorato della città, aveva deciso di non tradirla e di non seguire 'la pista del denaro'. Altri tempi, altri calciatori ed uomini. Prima di lui c'erano stati i docenti universitari che avevano detto no al Duce, poi erano arrivati gli obiettori di coscienza: contro il servizio militare, l'aborto. Espressione di una libertà di pensiero cullata tra innumerevoli difficoltà, il rifiuto rappresenta l'arma che ogni coscienza, dopo aver fatto i conti con se stessa, può azionare per contrastare le tentazioni ed i rischi che la vita offre quotidianamente.

Ne servirebbero molti di più, di no sbattuti a muso duro sulle facce di coloro che puntano ad omologare, ad integrare tutti in un sistema che per perpetuarsi, lasciando inalterati gli equilibri consolidati, ha bisogno di un dissenso che dissenta senza fare troppo rumore. Ben vengano, dunque, le prese di posizione ad alta voce, pronunciate senza la preoccupazione di disturbare. A patto che siano sostenute da argomentazioni di indiscusso valore.

Anche Oberdan Picucci si è reso protagonista di un “gran rifiuto”. Ha lasciato l'incarico di assessore comunale che il sindaco Clemente Mastella, di cui è stato un fedelissimo, gli aveva assegnato. E non ha cambiato idea neanche quando è stato invitato a ripensarci. Non ci sono più le condizioni, ha ripetuto, senza smentire quanto gli addetti ai lavori delle cose politiche vanno dicendo da tanti giorni. Picucci non avrebbero preso bene la prospettiva di non essere nominato presidente della Gesesa, così come gli sarebbe stato promesso. Ci teneva, e tanto, Picucci, alla Gesesa.

E' un medico, deve aver pensato alla possibilità che la partecipata gli avrebbe dato per la prosecuzione dell'impegno, magari anche con una diversa amministrazione comunale, e come trampolino di lancio per le future tappe di una carriera. Che so, magari una candidatura alle regionali, come è capitato a colui che fino a qualche settimana fa è rimasto seduto sulla poltrona più importante della stessa Gesesa: Luigi Abbate, neo consigliere regionale, che esercita la sua stessa professione.

Mastella non è rimasto con le mani in mano, ha ribattuto che non accetta pressioni e ricatti, ha ironizzato sulla sete di acqua che agita Palazzo Mosti. Un dubbio mi assale: come descriverebbe, Dante, questa situazione? Dante, quanto ci manchi.