Apice, sequestrato opificio di lavorazione inerti e rifiuti

Provvedimento eseguito dalla Forestale e dalla Capitaneria di porto. Tre indagati

apice sequestrato opificio di lavorazione inerti e rifiuti
Apice.  

Hanno sequestrato ad Apice un opificio che si occupa della frantumazione e della lavorazione di inerti fluviali e di cava, nonché ldi recupero e trattamento di rifiuti speciali, perché opererebbe “in totale difformità da quanto consentito dalla normativa ambientale ed edilizia-urbanistica del settore”.

E' il provvedimento adottato dal gip Gelsomina Palmieri, ed eseguito dal Gruppo Carabinieri Forestale Nipaff di Benevento e dalla Capitaneria di porto di Torre del Greco, in una indagine della Procura nella quale sono stati chiamati in causa Agata Pignone, legale rappresentante della società, il padre Michele, procuratore speciale e gestore di fatto, e il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Stanislao Giardiello, difesi dagli avvocati Camillo Cancellario, Fabio D'Alessio e Franco Pepe.

Nel mirino degli inquirenti, che ipotizzano l'abuso abuso d’ufficio, la falsità ideologica, la realizzazione di opere edilizie in assenza di concessione, l'illecita gestione di rifiuti di carattere pericoloso e di creazione di discarica non autorizzata di rifiuti, una concessione rilasciata nel 1983, ritenuta illegittima. Secondo gli inquirenti, una serie di criticità sarebbero emerse durante i sopralluoghi e poi sarebbero state riscontrate dal consulente del Pm.

Attenzione puntata – si legge in una nota a firma del Procuratore Aldo Policastro - “sulla verifica non solo della regolarità amministrativa della gestione delle acque reflue dei piazzali della società, ma anche della compromissione dell’ambiente fluviale, sino alla verifica dell’esistenza dei titoli autorizzativi. Infatti le successive verifiche poste in essere hanno evidenziato un impianto industriale assolutamente fuori norma, tanto sotto il profilo edilizio ed urbanistico, quanto sotto il profilo autorizzativo ambientale; pertanto sussistendo il fondato motivo di ritenere che la permanenza delle opere, già realizzate e funzionanti, potesse continuare ad alterare l'equilibrio del sistema territorio-ambiente e del sistema fluviale, aggravando o comunque protraendo le conseguenze delle condotte delittuose ipotizzate, è stata disposta dal giudice la misura ablatoria del sequestro preventivo dell’intero opificio”.