Fallimento dell'Amts, chiusa l'inchiesta: otto indagati

Si tratta di membri del Cda, del collegio sindacale e di due sindaci

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Benevento.  

Oltre sette anni e mezzo fa l'esposto che aveva dato il là all'inchiesta. L'aveva presentato alla guardia di finanza, nel gennaio del 2013, Vincenzo La Brocca, che dopo quattro anni – ricopriva il ruolo di sindaco dal 2009 – un mese dopo non era stato confermato. Un'iniziativa che aveva innescato un'attività investigativa diretta dal sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa, che ora l'ha chiusa, chiamando in causa otto persone per le vicende dell'Amts, l'azienda di mobilità, partecipata dal Comune, dichiarata fallita il 27 gennaio del 2016.

Nell'elenco compaiono Mirko Francesca, 46 anni, presidente del Cda, i due membri del Consiglio, Giuseppe Racioppi, 68 anni, di Napoli, e Marco Romeo, 50 anni, di Benevento; i componenti il collegio sindacale: Fabio Solano, 45 anni, Domenico Capobianco, 59 anni, e Giovanni Ievolella, 61 anni, di Benevento, e due periti della sezione Fallimentare del Tribunale: Francesco Pisano, 52 anni, e Massimo Musella, 56 anni, di Salerno.

Le ipotesi di reato contestate a vario titolo: bancarotta fraudolenta mediante false comunicazioni sociali, bancarotta documentale e per distrazione. Nel mirino degli inquirenti sono finite le procedure seguite per l'ammissione al concordato preventivo: in particolare, l'approvazione del bilancio il 20 dicembre del 2012, attraverso la quale il nuovo Cda avrebbe attestato “fatti materiali rilevanti non corrispondenti al vero e difformi da quelli esposti, invece, nel bilancio chiuso il 31 dicembre del 2012”.

Attenzione puntata sulle presunte omissioni, “al fine di indurre in errore gli organi della procedura di concordato preventivo”, sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale della società, con la presunta “eliminazione della somma di 1 milione e 250mila euro, il debito dell'Amts nei confronti dell'Ati che aveva realizzato il parcheggio di Porta Rufina. Un quadro sul quale, a detta dell'accusa, non avrebbe vigilato il collegio sindacale. Un capitolo, quello del parcheggio, per il quale sono stati tirati in ballo i due periti nominati per la procedura concordataria, che non avrebbero effettuato gli accertamenti, chiesti dal Tribunale, sull'immobile di Porta Rufina.

Sul parcheggio e sul credito vantato dall'Ati, come si ricorderà, l'ex sindaco Fausto Pepe aveva presentato un esposto prima che l'Amts depositasse la richiesta di concordato preventivo. Il Pm gli dedica un passaggio ricordando che per tutto il suo mandato “non ha promosso, come socio unico, un'azione di responsabilità verso la società: un capo stralciato perchè prescritto”.

Non è finita: la lente si è allungata anche sulla cessione dell'immobile, dal Comune, all'Amts, il cui “valore sovrastimato ed inserito, poi, nel bilancio dell'Amts, dalla compagnie amministrativa, aveva determinato il ripristino del capitale al di sopra del minimo legale, cosa che avrebbe comportato l'approvazione del concordato preventivo”. Un bene che “non poteva essere ceduto in quanto non appartenente al Comune, in virtù di quano previsto dal contratto di concessione tra l'Associazione delle imprese che l'avevano realizzato, tra cui l'Amts, e il Comune di Benevento, che invece sarebbe diventato il proprietario dopo un termine trentennale”.

Fin qui l'inchiesta della Procura – gli indagati, difesi in questa fase dagli avvocati Marcello D'Auria, Vincenzo Sguera, Simona Barbone, Antonio Leone e Gerardo Giorgione, hanno venti giorni a disposizione per chiedere di essere ascoltati o produrre memorie-, che affianca le ulteriori pronunce. L'ultima è dello scorso luglio, quando la Corte di appello ha confermato la sentenza di fallimento dell'Amts. I giudici di secondo grado erano stati chiamati ad una nuova decisione perchè la Cassazione, su istanza dei curatori fallimentari, aveva annullato la revoca del fallimento stabilita dalla Corte di appello e ribadita dalla stessa Cassazione nel 2018.