Dovrebbe essere fuori dal carcere, ma è ancora in una cella

Il caso di Loredana Morelli, 35 anni, accusata di aver ucciso il figlio di 4 mesi nel 2019

dovrebbe essere fuori dal carcere ma e ancora in una cella
Benevento.  

Una storia molto italiana, un impasto di burocrazia e rimpalli di responsabilità che fa da cornice, purtroppo, ad un dramma terribile. Riguarda una persona che da circa due mesi dovrebbe essere fuori dal carcere e ne è invece ancora ospite, “sine titulo”, per la quale -il dato suonerà strano alle orecchie di tantissimi- valgono le regole di uno Stato diritto, anche se è accusata di un crimine orribile, peraltro confessato: aver ucciso il figlio Diego, di quattro mesi, il 15 settembre del 2019.

Lei è Loredana Morelli ( avvocati Matteo De Longis e Michele Maselli,), 35 anni, di Campolattaro, sordomuta ed affetta da problemi psicopatologici. Lo scorso 18 dicembre il Riesame, in linea con quanto stabilito in precedenza dalla Cassazione sull'incompatibilità tra le sue condizioni e il regime carcerario, aveva deciso che dovesse lasciare la casa circondariale di contrada Capodimonte, disponendone il trasferimento in una struttura di Benevento nella quale avrebbe dovuto seguire un piano riabilitativo. Un trasferimento mai avvenuto per un errore: era stato infatti indicato l'indirizzo della sede legale della cooperativa e non quello del centro gestito dalla stessa.

Da qui una serie di problemi che avevano indotto la struttura, successivamente, a revocare la disponibilità ad accogliere l'imputata, per la mancata redazione di Piano di trattamento riabilitativo individuale che avrebbe dovuto curare, spiega la difesa, l'Asl di Avellino.

Il risultato? Loredana Morelli è ancora nella sua cella, oggi era in aula per il processo. I suoi difensori hanno illustrato la situazione alla Corte di Assise, che ha assicurato che chiederà chiarimenti, attraverso le rispettive cancellerie, al Riesame di Napoli, così da fare in modo che la 35enne non sia più una detenuta “sine titulo”.

L'udienza è stata occupata dall'escussione di due carabinieri ed altrettanti vigili del fuoco – erano stati questi ultimi a notare Loredana mentre colpiva il bimbo con un bastone – intervenuti quando era scattato l'allarme lungo la Benevento – Caianello.

Era stata la stessa imputata, prima del rinvio a giudizio, a ricostruire quel tragico 15 settembre del 2019. Aveva trascorso la giornata nell'abitazione di Quadrelle, in provincia di Avellino, nella quale viveva con Antonello, di lui più giovane di due anni, anch'egli sordomuto, compulsando per decine e decine di volte internet, alla ricerca di notizie su una vicenda che aveva riguardato una donna, nella sua stessa condizione, che aveva vinto il titolo di Miss Italia.

Era tormentata, Loredana. Aveva fatto riferimento all'ambiente familiare, ai rapporti, a suo dire non facili, con il compagno. Aveva maturato la convinzione che ce l'avessero con lei, e che volessero toglierle il piccolo. Insomma, riteneva che in qualche modo la perseguitassero. Per questo, aveva lasciato l'abitazione ed era andata via con Diego con una Opel Corsa. Voleva tornare dai suoi, a Campolattaro, ma all'altezza di Zingara morta i carabinieri, che la stavano cercando dopo la denuncia di scomparsa presentata dal convivente, l'avevano intercettata.

Lei era riuscita comunque ad allontanarsi: si era diretta lungo la statale Benevento – Campobasso, all'altezza di Solopaca l'auto si era schiantata contro il guard rail. Era scesa, aveva preso tra le braccia Diego e l'aveva lanciato di sotto. Poi, intenzionata a farla finita, aveva fatto altrettanto, restando impigliata tra i rovi, al pari del bimbo. Lei lo aveva raggiunto e colpito alla testa con un pezzo di legno, ammazzandolo.

Per le parti civili l'avvocato Antonio Zobel. Prossimo appuntamento il 22 marzo.