Lo incontrai il giorno in cui si suicidò: non mi disse nulla

Il fratello dell'uomo che si era tolto la vita perchè temeva che donna rivelasse tutto alla moglie

lo incontrai il giorno in cui si suicido non mi disse nulla

Udienza del processo a carico di una 45enne rumena di San Giorgio del Sannio e di un 66enne della città

Benevento.  

Il dramma è stato ripercorso in aula attraverso le parole del fratello dell'uomo che si era tolto la vita. Quel giorno l'aveva incontrato, ma lui, unico sostegno economico della famiglia, non aveva fatto alcun cenno ai problemi che aveva con la donna. Erano diventati per lui talmente schiaccianti da spingerlo ad impiccarsi. Una tragedia che affonda le sue radici ad Ariano Iprino, nell'ottobre del 2017: un gesto sconvolgente che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato compiuto perchè l'autore era terrorizzato dalle minacce che gli avrebbe rivolto lei: avrebbe rivelato i loro incontri alla moglie se il malcapitato, al quale aveva fatto credere di essere rimasta incinta, non le avesse dato una somma di denaro.

Una storia assurda, racchiusa nelle accuse di tentata estorsione ed istigazione al suicidio contestate a Sonia Matei (avvocato Luca Cavuoto), 45 anni, nazionalità rumena, residente a San Giorgio del Sannio, e di favoreggiamento della prostituzione, prospettata nei confronti di Francesco Festa (avvocati Vincenzo Sguera e Luigi Diego Perifano), 66 anni, di Benevento.

Oggi una udienza del processo dinanzi alla Corte di assise, che ha affidato l'incarico per la trascrizione di alcune intercettazioni in lingua rumena, ed ha acquisito le conclusioni del medico legale Oto Macchione, che all'epoca aveva eseguito l'autopsia del 47enne. I suoi familiari ed un'altra persona, parti civili, sono rappresentati dall'avvocato Giuseppe Romano.

Come più volte ricordato, i due imputati erano stati destinatari nel 2019 di una ordinanza di custodia cautelare adottata in una indagine del sostituto procuratore Marcella Pizzillo e dei carabinieri: Matei era finita in carcere, Festa ai domiciliari. Al termine degli interrogatori di garanzia, il gip Gelsomina Palmieri aveva disposto gli arresti in casa per l'allora 43enne ed aveva rimesso in libertà Festa, revocando il provvedimento nei suoi confronti.

Comparsa dinanzi al giudice, Matei si era definita una vittima di coloro che ne avrebbero approfittato, presentandosi come single e promettendole soldi dopo aver avuto con lei rapporti sessuali. Sparendo poi nel nulla e senza rispettare quella promessa. Anche l'uomo che si era poi suicidatosi sarebbe comportato come gli altri: inizialmente avrebbe detto di non essere sposato, poi avrebbe ammesso il suo status, invitandola a non dargli più fastidio quando era stato sollecitato a mantenere fede agli impegni. Di qui il suo risentimento, espresso nell'intenzione di spifferare tutto alla coniuge.

Prima di chiudere per sempre i conti con la sua esistenza, lui aveva inviato via whatsappa alcuni messaggi vocali alla cittadina straniera, cercando di farla desistere. Frasi alle quali Sonia Matei aveva fornito la sua interpretazione. In soldoni: perchè avrei dovuto credere che si sarebbe suicidato?

La Procura ritiene che lei avrebbe adottato lo stesso modus operandi anche con altri tre uomini – le vengono contestate anche un'altra estorsione e due tentate estorsioni -, uno dei quali le sarebbe stato procacciato da Festa. Che, a sua volta, aveva respinto ogni addebito. Spiegando di aver conosciuto la donna in un locale e di aver dato il suo numero di telefono ad un amico, in aiuto del quale era intervenuto quando era stato destinatario di richieste di denaro. Voleva evitare che Matei continuasse nelle sue pretese, ecco perchè, con l'obiettivo di allontanarla, le aveva detto che che le avrebbe procurato altri clienti. Un unico episodio, al quale, da quel momento, non era seguito più alcun contatto.