Inquinamento, no agli arresti: interdetti tre dirigenti Gesesa

La decisione del Riesame: respinta ogni misura per altri cinque indagati

inquinamento no agli arresti interdetti tre dirigenti gesesa

La nota di Scarinzi: riconosciuti i tanti sacrifici fatti negli anni nel solo ed esclusivo interesse della collettività

Benevento.  

Ha disposto una misura interdittiva della durata di dodici mesi- la sospensione dall'esercizio delle funzioni – per tre indagati, mentre ha respinto la richiesta avanzata nei confronti di altri cinque. E' quanto stabilito dal Riesame – presidente Alfonso Sabella- sull'appello presentato dal sostituto procuratore Assunta Tillo contro la decisione con la quale il gip Loredana Camerlengo, ritenendo "non raggiunta la soglia minima necessaria per l'applicazione delle misure in relazione al pericolo di reiterazione del reato, o per l'insussistenza di gravi ed univoci indizi di colpevolezza", aveva detto no a provvedimenti cautelari per alcune delle trentatrè persone coinvolte nell'inchiesta sull'inquinamento dei fiumi, rimbalzata all'onore delle cronache il 15 maggio dello scorso anno.

Quando, come si ricorderà, i carabinieri avevano operato il sequestro di dodici depuratori, pc, telefonini e documenti, chiamando in causa sindaci, dirigenti e tecnici comunali, amministratori, dirigenti e dipendenti della Gesesa, titolari e operai di società, titolari e addetti di laboratori di analisi, tecnici Arpac.

In particolare, il Riesame ha applicato la sospensione – impugnabile dinanzi alla Cassazione – per Piero Ferrari, 56 anni, di Roma, amministratore delegato Gesesa, Francesco De Laurentiis, 61 anni, di Benevento, e Giovanni Tretola, 46 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, funzionari della società, che il Pm avrebbe voluto agli arresti domiciliari.

La stessa misura alla quale aveva proposto, incrociando il rigetto del Tribunale di Napoli, Giovanni Rossi, 48 anni, di Venafro, funzionario Gesesa, Claudio Maraschiello, 41 anni, di Benevento, Giovanni Ruggieri, 51 anni, di Castelvenere, entrambi tecnici dell'Arpac. Infine, no anche al divieto di dimora a Vitulano che era stato sollecitato per il sindaco Raffaele Scarinzi, 58 anni, che all'epoca aveva presentato una memoria per dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati (“I miei argomenti sono stati largamente condivisi dal Riesame”, spiega), e Giuseppe Melillo, 67 anni, geometra del Comune.

Sono stati impegnati nella difesa gli avvocati Marcello D'Auria, Viviana Olivieri, Vincenzo Gallo, Federica Ventorino, Andrea De Sanctis, Dario Vannetiello, Roberto Pulcino, Ciro De Martino, Maria Carmela Fucci.

In una nota il sindaco Scarinzi evidezia alcuni passaggi dell'ordinanza del Riesame relativi allla sua posizione: “Ha dimostrato di essersi impegnato al fine di dotare il comune da lui amministrato di un depuratore a norma di legge e ha segnalato e documentato le sanzioni che gli erano state personalmente irrogate, quale Responsabile dell’Ente, per alcune irregolarità, talvolta solo formali concernenti l’impianto, evenienze queste da cui emerge un suo preciso interesse volto ad evitare ulteriori pregiudizi personali a seguito dello svolgimento di pubbliche funzioni nell’interesse della collettività”.

E ancora: “Nessun intento di favorire illeciti interessi o di frodare la collettività ovvero di inquinare le acque superficiali del beneventano, ma solo di tutelarsi da conseguenze negative che potevano derivargli da una mera dimenticanza di tipo formale”.

La conclusione: "Oggi è un buon giorno perché si ridà senso ai tanti sacrifici fatti negli anni nel solo ed esclusivo interesse della collettività. L'ordinanza fa giustizia di frettolose assimilazioni tra condotte totalmente diverse per finalità e disvalore".