Facciamo 'ammuina' perché il Sannio è zona rossa: embè?

Dopo un anno ancora polemiche

facciamo ammuina perche il sannio e zona rossa embe
Benevento.  

Non appartengo alla nobilissima schiatta di coloro che sanno sempre tutto ex post – il loro Dna andrebbe tutelato in una riserva per consentire la prosecuzione della specie in assoluta tranquillità-, ho sempre preferito chi, mettendoci la faccia ed esponendosi al rischio di essere smentito, prova ad analizzare i fatti, senza pregiudizi, prima che dispieghino le loro conseguenze.

Premessa indispensabile per cercare di affrontare l'argomento, caldissimo, del ritorno della Campania in zona rossa. Da domani anche la nostra regione, al pari di altre, sarà una delle macchie più colorate sulla cartina geografica disegnata dalla pandemia. Le restrizioni saranno maggiori, almeno sulla carta, maggiore sarà anche il senso di rabbia e di frustrazione che serpeggerà tra la gente e, soprattutto, tra gli operatori di determinati settori commerciali, già piegati da una crisi durissima che dura da un anno.

Già, sono trascorsi dodici mesi dal momento in cui l'emergenza è iniziata, e se allora, di fronte ad un evento assolutamente imprevisto, era scontato che si verificasse il disastro, altrettanto non può dirsi per le fasi successive. “La prima ondata l'abbiamo subita, la seconda l'abbiamo favorita. A luglio eravamo riusciti ad abbattere la curva dei contagi, poi abbiamo dato una bella mano al virus", ha ripetuto più volte Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, lanciando l'allarme su “un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata”.

Una considerazione che rimanda inevitabilmente a ciò che non è stato fatto e doveva invece essere fatto. Perchè, al di là dei comportamenti individuali irrispettosi delle regole – se è consentito passeggiare e muoversi non lo sono invece il mancato uso della mascherine e gli assembramenti- che hanno indiscutibilmente la loro incidenza, ciò che davvero pesa è il mancato adeguamento delle strutture sanitarie, il mancato rafforzamento, ed una diversa organizzazione dei trasporti.

Se a ciò si aggiungono poi i ritardi nella campagna vaccinale, le difficoltà decisionali, l'incapacità di una certa politica che solo alcuni giorni fa ha capito, pensate un po', che bisognava convocare le aziende farmaceutiche per valutare la possibilità di una produzione vaccinale che potrebbe essere decisiva per il futuro, ecco che il quadro complessivo diventa assolutamente più definito. Se includessimo anche le manifestazioni di presunzione ed incompetenza, l'elenco si allungherebbe a dismisura, ma è meglio fermarsi. Sottolineando però l'impegno profuso su questi argomenti da alcuni, rimasti però inascoltati.

Sul versante campano, poi, l'assimilazione della situazione della nostra provincia a quella delle altre, più inguaiate, e l'adozione indiscriminata della zona rossa, grida comprensibilmente vendetta. Tutti ad incazzarsi contro coloro che avrebbero avuto la possibilità di intervenire, ma preventivamente e non a cose fatte, per evitare che anche il Sannio finisse nella lista dei cattivi, magari proponendo un provvedimento per singole aree.

Speranza vana, silenzio assoluto o quasi, solo un po' di inutile ammuina: per accertarlo servirà un pizzico di pazienza, basterà aspettare l'invio agli organi di stampa della prossima velina “di cui si chiede cortesemente l'integrale pubblicazione”. E' la propaganda, bellezza: quella sì che interessa.