Abbiamo bisogno di tornare a sorridere e 'menare le mani'

Festa della Repubblica, cerimonia in piazza Castello

abbiamo bisogno di tornare a sorridere e menare le mani
Benevento.  

Abbiamo un maledetto bisogno di tornare a sorridere, di coltivare un pizzico di ottimismo. Dobbiamo farlo senza dimenticare, rispettando chi non ce l'ha fatta, per uscire da questo incubo che ci tormenta da quindici mesi. Dobbiamo tornare a sperare e a 'menare le mani', facendo sempre meglio, soprattutto per aiutare chi è meno fortunato.

Settantacinque anni fa il nostro Paese, reduce da una guerra e dalla dittatura fascista, scelse la Repubblica e i suoi valori. Dobbiamo continuare a difenderli contro chiunque provi a metterli in discussione, ancora di più adesso che la narrazione delle difficoltà è spesso condita dalla prospettazione di soluzioni all'insegna della faciloneria che li mettono a rischio, quei valori. Ecco perchè, nonostante l'inevitabile ritualità, celebrare il 2 giugno resta una tappa fondamentale per la democrazia.

Vita lunghissima, dunque, per Piazza Castello, con l'alzabandiera accompagnato dalle note dell'inno di Mameli cantato dal coro del Conservatorio (con il maestro Vincenzo D'Arcangelo), la deposizione della corona ai piedi del monumento ai Caduti e lo struggente silenzio diffuso da una tromba. Peccato per quel ponteggio che, a copertura del palazzo che dà sulla piazza, ha impedito stavolta che da un balcone, come in passato, venisse sventolata la bandiera.

Il prefetto Carlo Torlontano, dopo aver letto il messaggio con il quale il presidente Sergio Mattarella ha richiamato “l'impegno collettivo per il rilancio del Paese e la ricerca di nuove opportunità di sviluppo”, ha sottolineato la necessità di uno “spirito di unità e coesione” e dell'osservanza delle regole “per non vanificare i sacrifici e gli sforzi di ognuno di noi”, mentre il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha definito la festa non una semplice “testimonianza” ma “le nozze di platino del patto tra i cittadini e la Costituzione”. Nel 1945 – ha proseguito - “l'unità morale rese l'Italia forte: anche adesso, come allora, ci stiamo riprendendo da una situazione complessa e problematica perchè è tornata quella chimica vitale”.

Per Antonio Di Maria, presidente della Provincia, il 2 giugno “rappresentò il punto di partenza di un Paese piagato e piegato”, ma la Repubblica, pur “tra cedimenti e pagine oscure, ha fatto segnare l'affermazione di una pluralità di diritti”. Anche ora – ha concluso -”siamo in una fase di ricostruzione da una pandemia che ha fatto 140mila vittime: siamo chiamati all'ennesima sfida che, per quanto riguarda il Sannio, dovrà combattere lo spopolamento e la crisi” di più settori.

Serve “lo spirito che animò i cuori degli italiani 75 anni fa”: non sarà semplice, ma non abbiamo alternative se vogliamo tornare a sorridere.