Paziente morta dopo un intervento chirurgico, condannati tre medici

Sei mesi, pena sospesa, per i sanitari della clinica Santa Rita

paziente morta dopo un intervento chirurgico condannati tre medici
Benevento.  

Condannati dal giudice Salvatore Perrotta i tre medici della clinica Santa Rita chiamati in causa dall'indagine sulla morte di una 89enne di San Lorenzello, avvenuta nel febbraio 2014.

Queste, in particolare, le decisioni: 6 mesi, pena sospesa, ai dottori Dino Di Palma, responsabile del reparto di Chirurgia della struttura, ai colleghi Simonetta Zecca e Fulvio Perrotti, i due sanitari di guardia che erano stati impegnati nei turni pomeridiano e serale tra il 20 ed il 21 febbraio. Per loro anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle parti civili.

Il pm Marilia Capitanio aveva proposto la condanna a 2 anni per Di Palma e ad 1 anno e 6 mesi per Zecca e Perrotti, di cui l'avvocato Alessandro Della Ratta, legale delle parti civili (i familiari della vittima), aveva sollecitato la dichiarazione di responsabilità.

Aveva invece concluso per l'assoluzione dei suoi assistiti, perchè il fatto non sussiste, l'avvocato Angelo Leone, che aveva inoltre insistito per l'esclusione della Nuova Clinica Santa Rita come responsabile civile, e altrettanto aveva fatto, per la compagnia assicurativa Lloyd's, l'avvocato Francesca Cilento.

La sentenza è stata pronunciata al termine di un'udienza occupata dal nuovo esame dei consulenti del Pm, Massimo Esposito Nicola Carlomagno, e dalla deposizione di un medico inizialmente indagato, la cui posizione era poi stata archiviata. Prima della discussione il no del giudice alle richieste, avanzate dall'avvocato Leone, di una perizia e della deposizione di alcuni infermieri e di un endoscopista, e dell'ulteriore esame del consulente della difesa, Fernando Panarese.

Secondo la ricostruzione dei fatti prospettata dalla Procura, l'anziana si era ricoverata il 18 febbraio ed il giorno successivo era stata sottoposta ad un esame endoscopico alle vie biliari. A distanza di ventiquattro ore si sarebbe manifestato “un grave stato emorragico” rispetto al quale – sostengono gli inquirenti – la paziente non avrebbe ricevuto l'assistenza necessaria: sarebbero state ritenute insufficienti, infatti, le due trasfusioni che le erano state praticate. Le condizioni della pensionata sarebbero progressivamente peggiorate, al punto da dover essere trasferita presso l'ospedale Rummo, dove il suo cuore si era fermato per sempre.

Da qui il coinvolgimento dei tre dottori, che dal canto loro hanno sempre respinto ogni addebito, ribadendo di aver agito correttamente ed escludendo qualsiasi profilo di presunta imperizia o negligenza nell'esercizio della loro professione. Nel novembre del 2019 l'udienza preliminare, con la fissazione del processo che si è chiuso questo pomeriggio.