Pasti nelle scuole e in strutture assistenziali Asl: come nel gioco dell'oca

Nuova udienza preliminare, difesa chiede al Gup, che dice no, di astenersi su inchiesta su Ristorò

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Benevento.  

E' una storia sulla quale sta per calare la scure della prescrizione, perchè a settembre saranno trascorsi sette anni e mezzo dai fatti e dall'accusa contestata (marzo 2015). Il processo era stato disposto nel febbraio del 2021, ma non è mai iniziato perche il giudice Salvatore Perrotta, contrariamente a quanto deciso dal gup L;oredana Camerlengo, aveva nello scorso novembre accolto una eccezione dell'avvocato Marcello D'Auria sulla nullità di alcune notifiche. Gli atti erano perciò tornati indietro, con la fissazione di una nuova udienza preliminare ancora dinanzi alla dottoressa Camerlengo, che questa mattina ha detto no alla difesa, che aveva chiesto che si astenesse perchè si era già espressa sedici mesi fa sui propri assistiti.

Si tratta di  Mariarosaria Favino, amministratore unico della Ristorò srl, e Rossana Porcelli, amministratore di fatto della stessa società, che nel 2015 gestiva il servizio di mensa scolastica in città e la somministrazione dei pasti agli anziani e ai disabili delle strutture assistenziali Asl di Morcone, Puglianello, Bucciano, San Bartolomeo in Galdo e Molinara. Nelle prossime ore il probabile ed ulteriore rinvio a giudizio.

Per entrambi l'addebito di frode nelle pubbliche forniture, nel mirino “l'utilizzazione di prodotti surgelati (verdure, cosce di pollo e nuggets di pollo)”; la “somministrazione di quantità inferiore per grammatura del cibo giornaliero”, la “preparazione della carne e degli affettati uno o due giorni prima della distribuzione”; il “mancato utilizzo dell’abbattitore di temperatura per le carni, il cui utilizzo garantisce l’abbattimento delle crescita batterica delle carni e per la loro perfetta conservazione”; la “distribuzione dei pasti alle scuole non rispettando il termine di venti minuti dal confezionamento, con ciò comportando un’ alterazione microbiologica e nutrizionale dell’alimento”; il “mancato rispetto delle norme in materia di igiene e sanificazione ovvero nell’utilizzo di una quantità insufficiente e non idonea di detersivo per il lavaggio delle stoviglie utilizzate per la preparazione dei pasti”;  il “riciclaggio degli alimenti non consumati dai bambini delle scuole per farli mangiare ai disabili e agli anziani”. A completare il quadro, infine, la “raccolta dei cibo avanzato nelle scuole e il suo riutilizzo per preparare i pasti liquidi dei pazienti anziani e delle strutture psichiatriche”.

L'inchiesta era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica nel dicembre del 2014, nel luglio del 2020 la richiesta di rinvio a giudizio per l'unica accusa rimasta: frode nelle pubbliche forniture. Inizialmente erano state chiamate in causa quattro persone – due posizioni erano pio state archiviate – ed erano state prospettate le ipotesi di truffa e commercio di sostanze alimentari contraffatte e nocive per la salute, delle quali non era poi rimasta traccia.

Parti civili il Comune di Benevento, con l'avvocato Vincenzo Catalano, e l'associazione 'La rete sociale onlus' con l'avvocato Mariateresa Vallefuoco.