Fino a questa mattina non si erano mai incrociati di persona. Si sono ritrovati dinanzi ad un'aula al piano terra del Tribunale: da una parte A.D. D., la 39enne docente di Benevento agli arresti domiciliari dal 10 settembre del 2022 con l'accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di un alunno 12enne di una scuola media caudina, dall'altra i genitori del minore.
Lei si è probabilmente sentita gli occhi addosso e all'improvviso ha accusato una crisi di panico e di pianto che l'ha costretta ad uscire dal Palazzo di giustizia. Poi il rito abbreviato dinanzi al Gup Vincenzo Landolfi, aperto dalle dichiarazioni spontanee rese dalla professoressa. Ha ammesso le sue responsabilità, ha spiegato le sue condotte con i problemi psicologici che l'affliggono da tempo e per i quali è in cura.
Parole pronunciate tra le lacrime, alle quali la difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Leone, ha fatto seguire, sulla scorta di una consulenza del dottore Fernando Melchiorre che aveva definito la paziente border line, la richiesta di una perizia psichiatrica, per accertarne la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti.
Il giudice ha detto no, dando il via alla discussione del pm Stefania Bianco, che ha proposto la condanna a 3 anni e 4 mesi ritenute le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, dell'avvocato Paolo Abbate, legale dei genitori, parti civili, che si è espresso per la dichiarazione di colpevolezza dell'imputata, per la quale l'avvocato Leone ha sollecitato la non imputabilità.
Qualche minuto fa la sentenza: la 39enne è stata condannata a 3 anni e 4 mesi, al pagamento di una provvisionale di 15mila euro alle parti civili ed al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle stesse.
A carico della donna, come si ricorderà, una ordinanza di custodia cautelare, confermata dal Riesame, firmata in una indagine dei carabinieri centrata sui comportamenti che la prof avrebbe mantenuto nei confronti del ragazzo , con il quale avrebbero instaurato prima un presunto “rapporto di predilezione in classe” poi un presunto “intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale”.
Quando era comparsa al cospetto del giudice che ne aveva disposto l'arresto, l'allora 38enne si era detta profondamente scossa, sostenendo di aver sbagliato a dare troppa confidenza a tutti e, in particolare, al 12enne, assecondandolo. Aveva fatto riferimento ad un forte momento di stress, per il quale aveva iniziato un percorso psicologico.
Aveva provato a descrivere il clima che si respirava in quella classe, dettato dall'espansività che lei mostrava nei confronti di coloro che ne facevano parte. Un rapporto che via via era però diventato eccessivo, rispetto al quale aveva precisato che, quando se ne era resa conto, aveva annunciato agli alunni che la musica doveva cambiare, e che era arrivata l'ora di smetterla.
Era il 31 marzo del 2022, nel pomeriggio i genitori del 12enne avevano presentato una denuncia ai carabinieri che aveva innescato, il giorno, dopo l'avvio di una inchiesta, scandita anche da un incidente probatorio, e la perquisizione ed il sequestro del cellulare dell'insegnante. Che, a quel punto, aveva comunicato alla scuola che non sarebbe più tornata in aula, ricevendo dopo meno di due settimane la sospensione dal servizio, da un incarico di supplenza che era comunque scaduto.
