Direttore casa riposo ed eredità anziano, per la difesa anche l'ex pm Ingroia

Benevento. L'avvocato Rando e l'ex magistrato hanno discusso il ricorso, respinto, al Riesame

direttore casa riposo ed eredita anziano per la difesa anche l ex pm ingroia

Era stato chiesto l'annullamento del sequestro di 2 milioni e 200mila euro lasciati da un ospite al responsabile di una struttura ad Apice

Benevento.  

E' arrivato di buon'ora in Tribunale, atteso dall'avvocato Sergio Rando, con il quale discuterà poi un ricorso dinanzi al Riesame. Presenza decisamente insolita quella dell'ex pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia, ora legale, uno dei difensori di Billo Carbone, 61 anni, di San Giorgio del Sannio, direttore della casa di riposo Villa Elisa, ad Apice, indagato per una ipotesi di reato di circonvenzione di incapace: un 77enne di Benevento morto il 13 giugno 2022 nella struttura, di cui era ospite dal 4 marzo.

Il ricorso, che il Tribunale (aggiornamento 12 aprile) ha respinto, riguarda il sequestro di 2 milioni e 200mila euro, tra beni mobili- 1 milione ed 800mila euro investiti in un fondo – e due immobili- lasciati in eredità dall'anziano a Carbone con un testamento olografo.

Come ricordato il 9 marzo, quando il decreto del gip Maria Di Carlo, chiesto dal pm Licia Fabrizi, era stato eseguito da fiannza e carabinieri, si tratta di un testamento al centro di una denuncia dei cugini del 77enne. Rappresentati dall'avvocato Nicola Micera, avevano fatto presente che l'atto sarebbe stato redatto il giorno prima dell'ingresso nella struttura, e che nelle poche occasioni in cui avevano potuto incontrare il loro congiunto, lo avevano trovato su una sedia a rotelle, “con la costante presenza del direttore alle sue spalle”. Inoltre, il 77enne era apparso in stato confusionale, non riuscendo ad articolare un discorso completo sia durante gli incontri sia nel corso delle conversazioni telefoniche, quasi come fosse imbambolato. Avevano inoltre aggiunto che aveva anche lasciato presso la sua abitazione un altro testamento olografo a favore di un fratello, poi deceduto, con alcuni appunti sulle somme da lui possedute.

L'attività investigativa, con l'escussione di alcune persone e l'acquisizione della documentazione medica, avrebbe fatto emergere uno stato di deficienza psichica derivante da episodi di

confabulazione per i quali era stata prescritta terapia con farmaci antipsicotici. Secondo gli inquirenti, la consulenza grafologica eseguita sul testamento avrebbe consentito di “appurare come lo

stesso fosse stato redatto sotto dettatura, a più riprese, e non fosse il frutto della volontà del dante causa, che non avrebbe compreso il significato delle disposizioni testamentarie sottoscritte in favore del direttore della casa di cura ove veniva ricoverato il giorno successivo alla redazione”. Un quadro respinto dall'interessato, anche sulla scorta di una serie di indagini difensive.