Venti coltellate, "mi sono difeso": tentato omicidio, 10 anni a Maglione

Benevento. Sentenza per Giuseppe, 26 anni, di Montesarchio, che aveva ferito gravemente un 28enne

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Benevento.  

Dieci anni, il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, alla parte civile, il pagamento di una provvisionale di 30mila euro, provvisoriamente esecutiva, in favore della stessa. E' la condanna inflitta dal Tribunale (presidente Pezza, a latere Murgo e Perrotta), concessa l'equivalenza tra le attenuanti generiche e le aggravanti (minorata difesa e futili motivi, quest'ultima non contestata) a Giuseppe Maglione (avvocati Vittorio Fucci e Cosimo Servodio), 26 anni, di Montesarchio, arrestato dai carabinieri l'8 dicembre 2022 per il tentato omicidio di E. A., all'epoca 28enne, suo compaesano, che era stato ricoverato a Napoli in prognosi riservata per le conseguenze delle venti coltellate subite. Maglione era rimasto in carcere quattro mesi, poi aveva ottenuto i domiciliari, ai quali è sottoposto

E' l'epilogo di primo grado di un processo che nel primo pomeriggio è stato occupato dalle discussioni: il pm Marilia Capitanio aveva chiesto 10 anni, l'avvocato Gennaro Lepre, per la parte civile, aveva insistito per la dichiarazione di responsabilità dell'imputato, per il quale i suoi legali avevano evocato in via principale la legittima difesa.

Durante l'udienza di convalida del suo arresto, Maglione aveva parlato di un incontro casuale dinanzi ad un locale con la vittima, che lo avrebbe invitato a salire in auto per raggiungere un altro punto di ritrovo. Tra i due c'era stata una discussione, poi rientrata, un anno prima, quando – aveva affermato Maglione – aveva chiesto a Emilio, che all'epoca gestiva un'attività, di poter prenotare per i giorni successivi un tavolo. In quella occasione Maglione aveva lamentato di essere stato trattato male dall'allora 26enne, che gli aveva fatto presente che in quel momento stava mangiando e che il locale era chiuso.

Da allora, aveva continuato, non c'era stato, dopo un chiarimento, alcun problema. Diversa la versione di E. A., che aveva invece parlato di un incontro chiarificatore proprio su quello 'scontro'. A detta del 26enne, invece, i due sarebbero andati via insieme per “consumare qualcosa e comprare le sigarette”.

Secondo Maglione, una volta in macchina, E. avrebbe raggiunto la zona isolata, lungo la variante, dove sorge il deposito giudiziario ed avrebbe iniziato ad inveire nei suoi confronti. Lo avrebbe fatto scendere, poi, mentre l'altro, temendo che potesse prelevare qualcosa, teneva bloccato il cofano, avrebbe estratto un coltello e lo avrebbe colpito alla coscia destra.

A quel punto, Maglione avrebbe cercato di togliergli la lama, ferendosi alla mano destra, riuscendoci solo successivamente. Quando, aveva concluso, sentendosi fortemente in pericolo, aveva accoltellato ripetutamente il 28enne. Che da parte sua aveva riferito di aver assestato un paio di schiaffi a Giuseppe, che era andato a terra. Lui si era girato, l'altro si era rialzato e l'aveva aggredito alle spalle.

Intorno alle 18.15 la lettura del dispositivo: prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, l'imputato aveva letto alcuni appunti: “Non avevo intenzione di ucciderlo, volevo solo salvarmi la vita. Se la lite di un anno prima non fosse stata risolta, non sarei mai salito in quell'auto”.