E' una inchiesta che Ottopagine ha anticipato otto giorni fa, e che ora fa registrare una novità sul versante cautelare. Perchè il gip Maria Di Carlo ha disposto gli arresti domiciliari per tre delle dieci persone chiamate in causa, a vario titolo, per i presunti falsi certificati di diploma di qualifica professionale. La misura era stata chiesta dal pm Licia Fabrizi anche per altri cinque indagati – per altri due il divieto di dimora nella provincia di Benevento- ma il giudice non l'ha adottata nei loro confronti dopo gli interrogatori preventivi che si sono svolti l'8 aprile e, in un caso, nella giornata di ieri. Risiedono tra Durazzano (2), Montesarchio (2), Puglianello, Nola, San Felice a Cancello, Boscoreale,Marcianise e Baiano.
Gli arrestati
In particolare, gli arresti in casa sono scattati per tre persone di Durazzano, San Felice a Cancello e Nola: Salvatore A., 71 anni, Francesco V., 38 anni, Salvatore D. A., 63 anni, che sarebbero i promotori di una presunta associazione per delinquere della quale avrebero fatto parte anche intermediari nella ricerca dei clienti ai quali vendere i cerificati per operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina e sala bar riferiti all'anno scolastico 201-2013, rinvenuti sia in originale sia in copia. Trentaquattro, complessivamente, gli indqgati.
Il Centro studi a Durazzano
Nel mirino un Centro studi a Durazzano, i documentii sarebbero stati stampati in prossimità della pubblicazione del bando di aggiornamento delle graduatorie di terza fascia del personale Ata (triennio 2021-2024). Inoltre, sostengono gli inquirenti,sarebbero stati contraffatti i registri generali e i verbali degli scrutini degli esami di 16 commissioni d'esame per operatore settore cucina e tre del settore sala bar che sarebbero stati redatti- apparentemente, a detta della Procura- nel Centro studi, con candidati che non avrebbero sostenuto gli esami. Diplomi che sarebbero stati venduti, al prezzo di 1000 euro ciascuno, dopo aver ricevuto documenti di identità e tessere sanitarie dei beneficiari. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Michele Russo, Clemente Destino, Claudio Sgambato, Nico Salomone, Paolo Abbate, Salvatore Barbuto, Marco Argirò.