La Procura federale l'ha deferita perchè l'accusa di “comportamento riprovevole” nei confronti di un collega, per le “frasi razziste e xenofobe” che gli avrebbe rivolto.
Ecco perchè un'arbitra, all'epoca appartenente alla sezione Aia di Benevento, dovrà comparire il 15 luglio dinanzi alla sezione disciplinare del Tribunale nazionale, che dovrà pronunciarsi sui fatti contestati. Risalgono allo scorso 2 gennaio, quando, mentre si trovava a bordo della sua auto, aveva ricevuto da un associato Aia un saluto al quale avrebbe risposto, diciamo così, non in modo cordiale.
Prima avrebbe fatto riferimento al fatto che era stato adottato in tenera età da una famiglia beneventana, poi lo avrebbe ingiuriato in dialetto, riservandogli un bel po' di espressioni pesanti ed offensive, domandogli che fosse venuto a fare dal Paese di cui è originario.
L'interlocutore le aveva chiesto perchè si stesse accanendo contro di lui, si era sentito rispondere che avrebbe dovuto vergognarsi “di quello che aveva fatto”. Una frase che, secondo la Procura, rimanda a quanto era accaduto in precedenza, allorchè l'arbitro bersaglio degli insulti l'avrebbe ripresa mentre dirigeva una o più gare non autorizzate che le erano costate quattro mesi di sospensione.
Un episodio che sottenderebbe, dunque, la condotta che avrebbe mantenuto a gennaio, al centro, ora, del vaglio del Tribunale, dinanzi al quale sarà assistita dall'avvocato Miche Ciruolo.