Omicidio Matarazzo e processo appello bis: chiesta nuova perizia sulla pistola

Il delitto del 45enne di Frasso Telesino. Due imputati condannati all'ergastolo, poi assolti

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Benevento.  

Una nuova perizia sull'arma. L'hanno sollecitata il sostituto pg e, ma in forma collegiale, la difesa di Massaro nel processo di 'appello bis' fissato dopo la decisione con la quale la Cassazione, nel maggio 2024, aveva annullato con rinvio la sentenza con la quale la Corte di assise di appello di Napoli, il 14 marzo 2023, aveva assolto, per non aver commesso il fatto, Giuseppe Massaro (avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri), 60 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Generoso Nasta (avvocati Orlando Sgambati ed Angelo Raucci), 35 anni, di San Felice a Cancello.

Si tratta delle due persone che la Corte di assise di Benevento, il 6 ottobre 2021, così come chiesto dal pm Francesco Sansobrino, aveva condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore, di Frasso Telesino, che la sera del 19 luglio del 2018 era stato ucciso a colpi di pistola dinanzi alla sua abitazione alla contrada Selva.

La Corte si pronuncerà il 15 luglio, e lo farà anche sulle altre richieste avanzate dalle parti: quelle civili, rappresentate dagli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia, si sono espresse per la non rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale, ritenendo esaustiva quella già svolta, mentre l'accusa, in subordine, ha proposto l'escussione della mamma della vittima.

Una deposizione alla quale si sono opposti i legali di Massaro, che a loro volta hanno chiesto di ascoltare il tecnico che si era occupato di tracciare il gps dell'auto – ha fatto lo stesso il sostituto pg -, di acquisire le annotazioni su una intercettazione, non trascritta, inviata dalla Dda alla Procura di Benevento, relativa ad un santagatese che, parlando con un interlocutore, aveva affermato di aver ricevuto la proposta di uccidere Matarazzo per 20mila euro, e l'attività investigativa compiuto su un esposto anonimo giunto il giorno degli arresti di Massaro e Nasta. I difensori di quest'ultimo, infine, hanno evidenziato di aver appreso attraverso i social che all'epoca dei fatti la teste che aveva riconosciuto Nasta come colui che guidava la macchina era ipovedente, e che, dunque, è necessario riascoltarla.

Massaro è accusato di aver fornito la 357 Magnum, detenuta legalmente, che avrebbe fatto fuoco -era stata ritrovata dopo un mese dai carabinieri nella cassaforte di casa - e la Croma che avrebbe guidato Nasta.

Secondo gli inquirenti, l'omicidio, al centro delle indagini del pm Francesco Sansobrino e dei carabinieri,  ha come sfondo una vicenda drammatica: un mese prima di essere ammazzato, Matarazzo aveva terminato di scontare una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero.

Una storia terribile, un delitto che avrebbe come movente la vendetta, rispetto al quale il papà della 15enne era stato indicato come presunto mandante: un'accusa dalla quale, a marzo, è stato assolto per non aver commesso il fatto.