L'avvocato Monetti: il mio rinvio a giudizio precedente pericoloso per i legali

Benevento. Intervento del professionista: scritta una delle pagine più tristi della giustiza

l avvocato monetti il mio rinvio a giudizio precedente pericoloso per i legali
Benevento.  

In relazione all'articolo, pubblicato ieri, relativo ai rinvii a giudizio per i ricorsi contro Wind e Tim, riceviamo e pubblichiamo una nota dell'avvocato Marco Monetti, una delle persone che dovrà affrontare il processo.

“Egregio direttore, innanzitutto, devo premettere che ieri si è scritta una delle pagine più tristi della giustizia del Tribunale di Benevento e anche più pericolose per chi esercita la professione di avvocato. Preciso che l'indagine che mi ha riguardato è scaturita dal deposito di 7 (sette) decreti ingiuntivi, presso due Giudici di Pace, che in maniera identica (stesso ricorrente, numero telefonico e ufficio giudiziario) erano stati depositati anche da altro avvocato, all’insaputa del sottoscritto, per poi ovviamente non essere pagati dalle compagnie telefoniche.

La Procura di Benevento, intravedendo in tali depositi "doppi" ipotesi di reato, con una indagine durata anni svolta con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali che per legge erano inutilizzabili fin dal primo giorno, travisando totalmente i miei dialoghi con altro avvocato (trascritti in maniera incomprensibile e grammaticalmente scorretta), mi ha contestato il reato associativo e il tentativo di falso ( e non il falso come erroneamente indicato nell'articolo). La contestazione del tentativo di falso è dovuta alla circostanza che la Procura di Benevento, per motivi incomprensibili, nonché commettendo una grande omissione e di riflesso causando un rilevantissimo vulnus al diritto di difesa dell’indagato, non ha voluto acquisire le procure originali ricevute dai clienti per verificare se le firme apposte in calce alle stesse fossero effettivamente apocrife.

Infatti, il mio legale al termine delle indagini aveva richiesto alla Procura di Benevento l’acquisizione documentale proprio dei mandati originali corredati di perizie grafologiche di un noto esperto incaricato dalla difesa per la verifica dell’autenticità delle firme, sottoscrizioni che il perito all’esito della consulenza attribuiva tutte ai ricorrenti “con certezza assoluta". Non è stata sufficiente una pronuncia delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, della Corte di appello di Napoli per evitare che il Gup "salvando" l'indagine della Procura, decidesse di mettermi alla gogna e rinviarmi a giudizio per tentativo di falso ritenendo che, nonostante non fossero stati acquisiti i falsi (inesistenti), ci fosse la probabilità di una mia condanna nel processo penale, così come previsto dalla recente riforma Cartabia.

Il mio rinvio a giudizio costituisce un precedente pericoloso per tutti gli avvocati perché dal punto di vista probatorio è fondato esclusivamente su dichiarazioni contradditorie e inverosimili dei clienti, rese dopo anni dai fatti, i quali recandosi presso più avvocati avevano creato queste duplicazioni. Vieppiù il rinvio a giudizio del sottoscritto è avvenuto in assenza del c.d. “corpo del reato”, per cui si è presunta una falsità delle firme “ex abrupto”, senza avere le procure, senza ricercarle, ma soprattutto senza consentirne l’acquisizione probatoria richiesta dalla difesa, ipotizzando la contestazione del tentativo al solo fine di procedere ad una farraginosa richiesta di rinvio a giudizio.

Non devo aggiungere altro per far comprendere il livello di ingiustizia raggiunto ieri e l'inutilità di un processo penale che andrà a celebrarsi, ma voglio solo precisare, contrariamente a quanto riportato nell'articolo: che il sottoscritto è stato rinviato a giudizio solo per tentativo di falso, che non sono state ammesse altre parti civili se non le compagnie telefoniche, che sono stato rappresentato dall'ottimo avvocato Domenico Forgione ma anche da altro legale, mio grande amico, avvocato Alessandro Marescotti che ha voluto essere presente in aula e venire a difendermi da Roma, e infine che insieme ai miei legali dimostrerò in giudizio la mia innocenza e mi spenderò con tutte le mie energie affinché non si pregiudichi la reputazione della classe forense a cui mi onoro di appartenere”.

(e.s.) Egregio avvocato, nell'articolo ho scritto genericamente che era rimasta in piedi l'accusa di falso, anche tentato, senza entrare nel merito delle singole posizioni. Prendo atto che, per ciò che la riguarda, si tratta di un tentato falso. Mi spiace non aver citato l'avvocato Alessandro Marescotti, al quale chiedo venia.