Il dramma di Francesco, morto a 36 anni: i familiari non si arrendono

Benevento. La Procura chiede l'archiviazione, le parti offese si oppongono. Decide il Gip

il dramma di francesco morto a 36 anni i familiari non si arrendono

Il giovane morì al Fatebenefratelli dopo un bypass gastrico ed altri due interventi

Benevento.  

La palla è ora nelle mani del gip Salvatore Perrotta, che, dopo la camera di consiglio, dovrà decidere se archiviare- una richiesta avanzata dalla Procura, alla quale si sono opposte le parti offese-, disporre un prosieguo dell'attività investigativa o ordinare l'imputazione coatta nell'indagine sulla morte di Francesco, 36 anni, di Avella, dipendente dell'Air,  avvenuta il 3 novembre 2023 al Fatebenefratelli dopo tre operazioni.

Secondo una prima ricostruzione, il giovane si era ricoverato a metà ottobre per un bypass gastrico. Era stato dimesso ed era tornato a casa, ma le sue condizioni avevano però imposto un nuovo ricovero ed altri due interventi. Poi, il tragico epilogo e l'avvio dell'inchiesta condotta dalla Squadra mobile.

Il pm Maria Dolorese De Gaudio aveva affidato ai medici legali Umberto De Gennaro e Emilio D'Oro, al professore Vincenzo Neri e all'anatompatologo Noè De Stefano l'incarico di procedere all'autopsia. Tre i chirurghi indagati, che, difesi dagli avvocati Vincenzo Regardi, Adele Granata ed Angela De Nisco avevano indicato come consulente il dottore Vincenzo Migliorelli,  mentre la scelta dei familiari, assistiti dall'avvocato Giuseppe Liccardo, era caduta sul dottore Antonio Cavezza.

Nel marzo 2024, come anticipato da Ottopagine, i consulenti del Pm avevano depostato le loro conclusioni: avevano individuato in una sepsi la causa della morte, e non avevano ravvisato “condotte omissive e/o commissive poste in essere in violazione dell'ars medica”. Perchè, avevano spiegato, “anche se il paziente avesse beneficiato 24 ore prima dell'intervento, non si può affermare – con elevata probabilità, prossima alla certezza- che l'esito sarebbe stato diverso, ovvero che sarebbe stato certamente evitato il decesso, considerando la compromissione delle condizioni generali indotta dall'obesità grave e la persistenza del focolaio settico peritoneale, dovuta al susseguirsi delle deiscenze intestinali, nonostante le procedure chirurgiche riparative”.

Conclusioni non accettate dai familiari di Francesco. "Il punto, che noi ovviamente contesteremo fondatamente in sede di opposizione  - aveva precisato il loro legale -  è che proprio rispetto alla non tempestività-ritardo del secondo intervento, i Consulenti tecnici del Pm hanno erroneamente ritenuto di NON poter "affermare con elevata probabilità, prossima alla certezza- che l'esito sarebbe stato diverso, ovvero che sarebbe stato certamente evitato il decesso. E' evidente che a nostro parere questo ritardo nel procedere al secondo intervento, tra l'altro di 48 ore e non di 24, ha causato la sepsi ed il successivo shock settico che ha determinato la morte di Francesco".