Oggi era in programma l'udienza preliminare dinanzi al gup Salvatore Perrotta, ma è slittata al 5 maggio 2026 per la mancata notifica ad una delle quattro parti offese. Sono le vittime di un presunto giro di usura per il quale il pm Giulio Barbato ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone: Alberto Savignano (avvocati Claudio Barbato e Angelo Leone), 59 anni, Massimiliano Savignano (avvocato Carmen Esposito), 48 anni, di Montesarchio, e Angelo D'Addio (avvocato Orlando Sgambati), 61 anni, di San Felice a Cancello.
Si tratta di una inchiesta dei carabinieri della Compagnia di Montesarchio e della sezione di pg della finanza presso la Procura che era rimbalzata all'onore delle cronache nel gennaio 2024, quando erano scattati gli arresti in flagranza di Alberto Savignano e D'Addio, successivamente tornati in libertà.
A dare il via al lavoro investigativo era stata la denuncia del titolare di una lavanderia, parte civile con gli avvocati Ettore Marcarelli e Carmelo Sandomenico, al quale i due Savignano – per loro anche un addebito di estorsione-. avrebbero prestato 10mila euro da rimborsare, secondo gli inquirenti, con interessi ritenuti usurari. Fermato dai carabinieri mentre ritirava una parte del denaro – il fratello era stato denunciato -, l'allora 58enne aveva ripercorso i passaggi dell'erogazione dei soldi, nel 2019, al commerciante, di cui era peraltro cliente.
Un prestito che, a suo dire, il destinatario non avrebbe onorato, limitandosi a restituirgli solo qualche migliaio di euro, mai l'intero capitale.Aveva precisato, inoltre, che, quando aveva saputo che il commerciante non aveva pagato alcune bollette ed aveva annunciato la vendita della propria attività, gli aveva chiesto di saldare il debito. Ecco perchè,aveva concluso, aveva accettato il denaroi una piccola parte di quella di cui era ancora creditore.
Un prestito di 2mila euro, sempre al titolare della lavanderia, sarebbe invece stato fatto da D'Addio (per lui anche un'imputazione di estorsione), che, bloccato all'uscita da quella attività commerciale, aveva provato a giustificare la sua presenza a Montesarchio con la necessità di dover ritirare un piumone, perchè qui – aveva sostenuto – li lavano meglio che da qualsiasi altra parte. Un capo di cui non era stato trovato in possesso, a differenza di 200 euro, in banconote segnate.
A carico di Alberto Savignano e D'Addio vengono poi prospettati altri sei prestiti: quattro di Savignano a due persone di Cervinara e Roccabascerana, per un importo complessivo di 12mila euro, due di D'Addio, per 2500 euro, ad un uomo di Airola.
