Il doppio ex Siviero: "Spezia - Benevento è importantissima"

L'ex difensore ha militato nel Sannio negli anni ottanta: "E' stata una esperienza bellissima"

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Benevento.  

Francesco Siviero ha vestito la maglia giallorossa negli anni ottanta, poi si è trasferito a La Spezia dove ha militato fino al 1991. Dopo aver dato l’addio al calcio, ha figurato per oltre vent’anni nel club bianconero con diverse mansioni, fino all’addio dello scorso settembre. Conosce alla perfezione la squadra di Italiano e per domani prevede un incontro molto difficile per entrambe: 

“La posta in palio è altissima. Le due squadre hanno gli stessi punti in classifica e cercano un risultato positivo per risollevarsi. Mi aspetto un Benevento attendista, pronto a fare male a uno Spezia che imposterà la sfida con il suo solito gioco. I bianconeri non si tirano mai indietro contro nessuna avversaria, ma c’è da dire che questo atteggiamento li porta a concedere molti spazi che la Strega potrebbe sfruttare”. 

Sul campo ci saranno anche due filosofie contrapposte. Da una parte Italiano che è votato al bel gioco e Inzaghi che punta di più alla sostanza.
“Partiamo dal presupposto che la rosa del Benevento è superiore a quella dello Spezia. E’ normale che Italiano pensa a giocarsi tutte le partite a viso aperto, altrimenti la sconfitta sarebbe assicurata contro chiunque. Al momento il gioco sta pagando e credo che andrà avanti per la sua strada. Chi può dire qual è la filosofia migliore? Nessuno. E’ difficile dare dei giudizi del genere. Lo Spezia sta vivendo una favola, nel senso che ci sono dei calciatori che facevano fatica a ritagliarsi uno spazio in serie B e adesso sono protagonisti in serie A. Parlo di Vignali, Bastoni e anche lo stesso Nzola che è stato preso a parametro zero dopo il fallimento del Trapani. Il Benevento ha fatto degli investimenti diversi, vanta un presidente con una passione incredibile. Di lui conservo un aneddoto che vorrei raccontare”. 

Ci dica tutto. 
“Lo scorso anno venni al Vigorito insieme allo Spezia. In ventiquattro anni non ho mai visto un presidente assistere al riscaldamento della squadra e sottolineo che lo faceva con una passione incredibile. Questo lascia facilmente intuire quanto sia disposto a fare per il bene della squadra”. 

Con lui vive ancora quella figura di presidente tifoso che sta scomparendo. 
“Esatto, ma quelle figure restavano ai margini. Ricordo che il giorno dopo ne parlammo tra di noi perché eravamo sorpresi da quella passione. Per il Benevento è un vantaggio, tutti aspirano ad avere un presidente con un entusiasmo del genere”. 

Nelle ultime nove partite il Benevento ha conquistato solo quattro pareggi senza mai vincere. Sta mostrando anche una preoccupante sterilità offensiva. Dall’esterno come viene visto in questo momento?
“Ricordo che all’andata non ci fu partita, ma questo è un campionato falsato da mille cose. Basti vedere i casi covid avuti dal Genoa e adesso dal Torino. Una fortuna per le squadre è quella di passare indenni da questo periodo, considerato che l’assenza dei positivi incide moltissimo. Detto questo, il Benevento ha un bagaglio di attaccanti discreto per la serie A. Magari voi state vedendo una involuzione, ma la squadra sta facendo il ruolino di marcia che doveva fare. Se guardiamo al Torino o al Cagliari, con le rose che hanno a disposizione, dovremmo metterci le mani nei capelli. I giallorossi hanno un vantaggio da gestire. Da fuori ho sempre avuto la sensazione che la società sia brava a tenere sottocchio la situazione. A prescindere da qualche mugugno, i venticinque punti sono un bottino di tutto rispetto per una matricola”. 

Cosa ricorda dell’esperienza vissuta a Benevento?
“Tutto. Mi sento ancora con persone di Benevento come Giancarlo Zotti o Filippo Milano. Siamo stati capaci di retrocedere con una difesa di tutto rispetto, composta da Torchia, Corino e Sergio che poi avrebbero tutti avuto esperienze in serie A, oltre al sottoscritto. Avevo 22 anni all’epoca, ricordo il viale Mellusi così come il corso Garibaldi che all’epoca era accessibile alle automobili. La società era composta da pochissime persone come l’avvocato Mazzoni e Gino Miele che si alternava tra il Benevento e il lavoro in banca. Sono stato benissimo. Ricordo che prima di venire ero all’Udinese che comprò Abate e Corino, allora decise di mandarmi come contropartita. In tanti mi dicevano che al sud si stava male, ma per me è stata un’esperienza di vita bellissima che porto ancora dentro con grande affetto”.