Il “mantra” di Michele Pazienza è che le squadre che allena devono rispecchiare il suo carattere. Lo ha ripetuto spesso, prendendo spunto da quella sua carriera da calciatore, fatta di sacrifici e sudore. Una “vita da mediano” come recita la celebre canzone di Ligabue. Oltre 400 le presenze con Fiorentina, Napoli, Udinese, Juventus e Bologna. Una carriera fatta di grinta e determinazione, le virtù che gli hanno permesso di stare per tanto tempo in serie A.
Da allenatore la sua carriera ha avuto l'impennata decisiva a Cerignola. Tatticamente ricordava uno dei suoi allenatori, Walter Mazzarri: difesa a tre, poi quattro centrocampisti, infine tre uomini per la fase offensiva. Ma proprio a Cerignola cominciò a variare il disegno tattico e propose il 3-5-2. Di allenatori famosi ne ha incrociati tanti, da Antonio Conte a Prandelli, fino a Mazzarri e Pioli. Ha sempre detto che ha provato a prendere qualcosa di ognuno di loro, ma qualcosa in più proprio da Mazzarri.
A Cerignola ha vinto il campionato di serie D e con poche varianti ha fatto gli storici play off in C: in terra ofantina aveva plasmato un argentino preso dal Fasano, Galo Capomaggio, diventato ben presto il perno insostituibile del gioco dell'Audace.
Da Cerignola ad Avellino, due anni fa, per saggiare le ambizioni degli irpini. La semifinale play off lo scorso anno col Vicenza, la partenza falsa di quest'anno.
Ora ci riprova a pochi chilometri di distanza col Benevento.
La domanda che tanti si pongono è come farà giocare la squadra giallorossa. Il 3-5-2 potrebbe non essere molto praticabile, ma è davvero prematuro per dirlo. Lo capirà strada facendo, magari passando da quel suo vecchio 3-4-3.
Le prove inizieranno subito, già questo pomeriggio quando dirigerà il suo primo allenamento all'Antistadio. Domenica, ad attenderlo, a Biella, all'ora di pranzo, ci sarà una delle sue vecchie squadre, la Juventus. Che sarà pure la “Next Gen”, ma che conserva sempre la stessa suggestione della prima squadra.