Benevento: niente tiri, niente gol

La squadra a secco da 290 minuti, forma precaria per moltissimi giallorossi

benevento niente tiri niente gol
Benevento.  

Il gol, questo sconosciuto. Sembra incredibile che la frase sia riferita al Benevento. A quella squadra che nel girone d'andata ha avuto per molto tempo l'attacco più prolifico del girone. Il meccanismo si è completamente inceppato, delle certezze che Auteri aveva trovato con certosina pazienza, non c'è più alcuna traccia. In campo non se ne vedono più e l'involuzione sta lasciando spazio ad una regressione preoccupante. Nei dieci giorni di “gestione Pazienza”, complicati dai più svariati problemi fisici (e da qualche squalifica), non c'è stata alcuna reazione da parte della squadra, che anzi ha persino peggiorato le sue prestazioni. Un momento difficile, che avrebbe avuto bisogno di un'impennata anche irrazionale, magari aiutato da un colpo di buona sorte, che davvero non c'è stato. 

Il Messina, lo diciamo subito, non è più la squadra smarrita del girone d'andata, ma le performances dei giallorossi sono state tutte al di sotto dei limiti consentiti. Soprattutto nella fase offensiva.

Il leit motiv è stato sempre lo stesso: lungo possesso palla, ma di gol neanche a parlarne. Come contro la Juvents Next Gen, anche col Messina i numeri sembrano sovrapporsi. Per la Strega 61 per cento di possesso, contro il 39 del Messina. Tiri scagliati verso la porta avversaria? 12 quelli del Benevento, 8 quelli del Messina. Ma il dato che deve far meditare è quello che riguarda i tiri (tra i 12 effettuati) che sono finiti nello “specchio della porta”, ovvero nei 7 metri e 32 di lunghezza da palo a palo e nei 2,44 di altezza: ebbene lì lo “zero” fa brutta mostra di sé, perchè alla fine la strega non vi ha mai calciato, a fronte dei 3 tiri effettuati dai peloritani e parati da Nunziante. Nei 96 minuti bagnati del “Vigorito” i giallorossi non sono mai riusciti a centrare lo specchio della porta. Ricordate le azioni più pericolose? Il tiro di Manconi dalla sinistra a fine primo tempo, quello dall'area piccola di Acampora in avvio di ripresa: sono finiti entrambi fuori anche se sono stati l'epilogo sbagliato delle azioni più pericolose.

Il Benevento è all'asciutto da tre partite, precisamente dal 70' della sfida allo Zaccheria di Foggia (gol di Lanini): al netto dei recuperi il gol manca da 290 minuti. Alla domanda specifica Pazienza in conferenza aveva risposto così: “Vuol dire che dovremo creare ancora più palle gol”. Il fatto è che la speranza è diventata una pia illusione, visto che nei 96 minuti giocati contro i peloritani s'è calciato verso la porta avversaria appena 12 volte e in nessuna di queste è stato centrato lo specchio.

Difficile individuare i rimedi ad una situazione che sembra precipitare. Il primo e più pressante problema da risolvere è la riabilitazione fisica di molti giallorossi che hanno accusato i più svariati problemi, da Oukhadda a Ferrara, da Prisco a Talia, con la speranza di poter riavere a breve anche Nardi e Meccariello. Un capitolo a parte merita lo stato di forma di qualche elemento che era e rimane imprescindibile. Parliamo di Lamesta, che continua ad essere nervoso oltre ogni dire, ma non esce dal periodo buio, di Manconi, che sembra aver litigato col gol, lui che era il cannoniere principe nell'Albinoleffe, dello stesso Lanini, immusonito anche quando lo fanno giocare dall'inizio, di Acampora, che avrebbe le qualità tecniche per fare la differenza in questa categoria, ma continua ad andare avanti a sprazzi.

Ora, in silenzio ed in ritiro, Pazienza dovrà cercare di porre rimedio almeno ad una parte di questi problemi. Stasera la vetta sarà lontana 7 punti (il Cerignola riceve la Turris...) e Dio solo sa cosa accadrà lunedì con le vicende di Taranto e Turris. Sperare ancora nel primo posto è utopia, ma bisognerebbe blindare almeno i play off. Perchè, come si dice, nel calcio non è mai finita, fino a che non è finita davvero.