Benevento, i numeri e la mancanza di concretezza

68 per cento di possesso palla e 20 tiri verso la porta avversaria hanno prodotto solo un gol

benevento i numeri e la mancanza di concretezza
Benevento.  

Anche i numeri di Benevento-Sorrento confermano i difetti della strega, la sua poca concretezza, l'attitudine a tenere tanto la palla fra i piedi senza cercare di concludere in qualunque modo l'azione iniziata. Anche contro i costieri, e non c'erano davvero dubbi, il possesso palla è abbondantemente a favore dei giallorossi: 68 per cento per loro, 32 per i rossoneri. In qualsiasi altra partita questo predominio insindacabile si sarebbe trasformato in gol e vittoria. Il Benevento invece è rimasto “accademico”, si è preso il comando del gioco, ma senza riuscire a vincere. A fotografare bene questa situazione l'azione in linea dei minuti finali della prima frazione (47'), quando Talia ha aperto il gioco a sinistra per Simonetti che avrebbe avuto un tiro facile da una decina di metri in diagonale, ma ha preferito cercare di servire ancora un compagno al centro. Pazienza ha sbottato in conferenza: “Quando si arriva a 10-12 metri dal bersaglio bisogna calciare”. Una frase banale, ma che fa intendere quanto il tecnico di San Severo sia ancora lontano dall'ottenere dei miglioramenti dalla sua squadra. 

Calciare, ma non solo. Bisogna farlo anche bene. Perchè alla fine il Benevento è riuscito a tirare 20 volte verso la porta avversaria (contro 7 del Sorrento), ma di queste 20, solo in 7 occasioni ha inquadrato lo specchio della porta. Nella altre 13 circostanze il pallone è finito lontano dal bersaglio.

Due difetti che convergono: si calcia poco e, per lo più, male. Sono i problemi di mancanza di “risolutezza” di cui parlava Auteri, l'incapacità di “sporcarsi” quando non si riesce più a manovrare con efficacia di cui parla ora Pazienza. Peccati “originali”, difetti dovuti al “Dna” della squadra giallorossa, che sa giocare in una sola maniera, facendo girare il pallone, manovrando a lungo e trascurando la conclusione a rete. Difficile trovare i rimedi quando le caratteristiche dei giocatori sono queste. Bisogna lavorarci con impegno, senza lasciare nulla al caso. Scegliendo anche meglio gli interpreti, senza preconcetti, prendendo il meglio della prima fase e provando a migliorare quello che non si riusciva a fare. Il gol nel finale di Starita è come un filo di speranza verso quei play off a cui comunque bisognerà partecipare. Lo abbiamo detto tante volte: un vincitore su 28 partecipanti è come pescare il biglietto vincente della lotteria. Un biglietto che però va almeno acquistato se si vuole partecipare e non guardare solo gli altri giocarsi la vittoria.