L'Ischia de "L'amica geniale" e la spiaggia di Ciccio & Mario

Chi ha oggi trent'anni si chiede se davvero Ischia fosse così negli anni '50

Napoli.  

di Sergio Califano

L'amica geniale, il romanzo cult planetario della misteriosa scrittrice Elena Ferrante, è sbarcato  a Ischia e le riprese hanno fatto rivivere non senza emozione il passato di Ponte, Barano e Forio.

Chi ha oggi trent'anni si chiede se davvero Ischia fosse così negli anni '50 e se davvero ci fosse quella spiaggia a Forio dove adesso c'è afalto, catrame e auto in tripla fila. C'era, c'era davvero,  è esistita veramente negli anni della nostra strepitosa giovinezza.

Ci si arrivava venendo dal corso principale del paese, dopo essersi seduti al bar Maria stanchi per non aver fatto nulla e senza consumare nulla, infilandosi poi con indolenza e ciabattando con gli zoccoli nel vicolo del Torrione, dove nel dopoguerra viveva esiliata donna Rachele Mussolini e dove c'era un cellaio del vino con un odore che poi, negli anni, non abbiamo più sentito per tutta la vita, il profumo di Ischia.

E di fianco c'era la caserma della Finanza, proprio vicino alla scalinata che portava al ristorante di Filippo il Saturnino. Proprio qui si cominciava a sentire il rumore e l'odore del mare, della spiaggia e dei nostri amici e scrutavamo intorno per vedere se già "erano scese le ragazze". E non c'era il catrame, non c'era l'asfalto, non c'era il cemento e non c'erano i divieti di sosta. E non occorreva fare attenzione ad attraversare la strada, perchè la strada non c'era e non c'erano le auto. C'era soltanto la spiaggia e c'erano Ciccio & Mario nello stabilimento balneare che affilavano le armi per fronteggiare l'ennesima giornata contro i portoghesi che occupavano aggratis sedie e tavolini.

Là in fondo c'era il molo tranquillo con le barchette, e al di là del molo per noi c'era l'infinito e ci andava bene così. Dietro le cabine c'era la salita ripida di sabbia per arrivare alla chiesa del Soccorso passando per le case dei pescatori dove c'era sempre puzza di fogna e ci arrivavi con i piedi bruciati dalla sabbia bollente ma ne valeva la pena perchè proprio dove c'era l'odore di fogna c'era anche una fontanella che faceva sgorgare un'acqua gelida che sembrava un miraggio.

E alla spiaggia si arrivava anche passando accanto al bar Mimì in piazza, dove stazionavano i tedeschi in sandali e canzini bianchi, attraverso quel vicoletto stretto e curvo e in discesa dove si vendevano le cozze e dove c'era anche la bottega del ghiaccio, perchè in quasi tutte le case non c'era il frigorifero.

E al ritorno dal mare sulla strada verso casa arrivavano dalle finestre la poesia del basilico e del pomodoro e il rumore allegro dei piatti e il rituale prevedeva una sosta nel vicoletto stretto e curvo in salita per comprare il ghiaccio. C'era da rinfrescare il vino bianco del cellaio. Quello era il profumo di Ischia.