Quando la Ferdinandi difende il suo sorriso difende la vita

Solidarietà alla sindaca di Perugia "perché sorridere fa bene alla salute"...

quando la ferdinandi difende il suo sorriso difende la vita
Napoli.  

Qualche idiota - il mondo anonimo e contraffatto dei social  ne è pieno - deve aver preso alla lettera la locuzione latina "risus abundat in ore stultorum", attribuita a Menandro ovvero a Catullo, che si traduce con "il riso abbonda sulla bocca degli stolti" (gli stupidi ridono sempre), e secondo la quale "ridere eccessivamente e fuori luogo è sinonimo di stupidità". Ma è anche "la considerazione del fatto che persone poco argute sono inclini a ridere spesso, anche per motivi futili, mentre una persona assennata è normalmente più seria". Premesso che i latini, con quella frase, registravano un dato puramente scientifico, e cioè che molte persone affette da una ipodotazione psichica (per lo più congenita) manifestano col ridere un disturbo (più che serio) del controllo delle emozioni, averla generalizzata a contesti che non hanno niente a che fare con le patologie mentali e volgarizzata fino a riproporla come stigma per chi usa il sorriso come tratto distintivo della sua personalità è - questa si - una chiara manifestazione di stupidità e, lasciatemelo dire, di inferiorità.

Mi danno spunto per sostenere questa (legittimissima) tesi due eventi tra loro strettamente collegati: la Giornata Mondiale della Risata, festeggiata il 4 maggio scorso, e un lungo post della sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, accusata (e per questo ripetutamente insultata) da una selva amorfa di imbecilli "di sorridere in ogni occasione". Di seguito alcuni passaggi del suo sfogo sui social, proprio all'indomani di quella meravigliosa ricorrenza, che sarebbe stata infinitamente cara a Charlie Chaplin, in arte Charlot, il quale infatti dichiarava: "Un giorno senza sorriso è un giorno perso".

"Prima che tu sorrida, io ho già sorriso diceva Aldo Capitini insegnandoci cosa significa saper accogliere. Non lo conoscevo da bambina eppure chiunque mi abbia conosciuto racconta di una bambina capace di portare un sorriso anche nelle situazioni più dure, quelle che la vita non risparmia mai a nessuno. Una bambina che sorrideva sempre prima che l’altro sorridesse" - questo l'incipit del bellissimo post della prima cittadina del capoluogo umbro, che invito tutti a leggere. Ve ne riporto altri due parti che considero significative, quella delle offese e quella delle affermazioni risolutive e conclusive.

La prima: "Ridolina, minus habens, rana dalla bocca larga, denti dritti, storti, sfacciata, leggera, superficiale, smettila di sorridere comincia a lavorare. Smettila di sorridere. Sei una donna stai composta, sii garbata. Come se sorridere fosse un gesto di sguaiataggine. Come se lavorare, fare il bene della città dovesse passare da gesti di chiusura, di tristezza. Come se sorridere fosse un gesto di sfida, di superficialità e non un invito a sperare, di cui c’è sempre un enorme bisogno." Per concludere così: "Per questo più mi attaccheranno, più vorranno portarmi nel mondo dei duri, di quelli con il mento all’insù, le bocche serrate e gli sguardi arcigni, più continuerò a sorridere e a testimoniare con quel sorriso che in questo momento c’è sempre più bisogno di grazia, di gioia, di apertura. Più continuerò a testimoniare che essere seri non vuol dire essere seriosi e che si può prendere profondamente sul serio la vita e le sue sfide senza bisogno di farsi invadere dalle ombre. Per quei bambini che mi hanno lasciato una lettera con scritto la nostra sindaca ha il sorriso più bello del mondo, io lo so che non è vero ma so che loro hanno bisogno di crederci”.

Potrei citare le (giuste) preconizzazioni tutt'altro che sciamaniche del Lombroso e una serie infinita di studi scientifici, anche recentissimi, che dimostrano in maniera inequivocabile che ridere (o anche solo atteggiare il volto al riso) fa bene a tutto (dal cervello al cuore, passando per il sistema immunitario e perfino la pelle) e a tutti, favorendo la socialità, l'accoglienza e (per Madre Teresa) anche la pace.

Allungherebbe la vita nostra (pare di almeno 7 anni) e quella delle persone che ci sono accanto. Che io ricordi usavano questa pratica gentile senza risparmiarsi mio nonno materno, mia madre e mio padre, che infatti hanno vissuto a lungo e circondati da rispetto e amore. Provo a farlo anch'io, in piena naturalezza, ma non so se con altrettanti vantaggi. Alla sindaca di Perugia, pertanto, tutto il mio piccolo ma incondizionato sostegno (per quel poco che potrà farsene), a cui allego una delle più belle poesie di Pablo Neruda dal titolo (appunto) "Il tuo sorriso": "Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amor mio, nell'ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d'improvviso vedi che il mio sangue macchia le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. Vicino al mare, d'autunno, il tuo riso deve innalzare la sua cascata di spuma, e in primavera, amore, voglio il tuo riso come il fiore che attendevo, il fiore azzurro, la rosa della mia patria sonora. Riditela della notte, del giorno, della luna, riditela delle strade contorte dell'isola, riditela di questo rozzo ragazzo che ti ama, ma quando apro gli occhi e quando li richiudo, quando i miei passi vanno, quando tornano i miei passi, negami il pane, l'aria, la luce, la primavera, ma il tuo sorriso mai, perché io ne morrei".