Il cuore pulsante della città, il centro storico di Napoli, si sta trasformando sotto gli occhi di cittadini e turisti. A lanciare l’allarme sono Salvatore Ronghi, presidente di Sud Protagonisti, e la consigliera Maria Muscarà, che denunciano un fenomeno in forte espansione: l’apertura massiva di negozi gestiti da cittadini cinesi e pakistani, che stanno rapidamente sostituendo le tradizionali botteghe artigiane.
Negozi che sorgono come funghi, anche in piccoli bassi
Secondo quanto segnalato, queste attività si moltiplicano “come funghi”, occupando locali commerciali, ma anche piccoli bassi, spesso con affitti molto bassi. Si tratta di negozi che vendono souvenir, oggettistica economica, portachiavi, calamite e persino minimarket, contribuendo a una graduale omologazione dell’offerta commerciale e a un progressivo impoverimento dell’identità culturale del centro.
Petizione “Salviamo il centro storico”: il Comune è chiamato a intervenire
Proprio per contrastare questa deriva, nasce la petizione “Salviamo il centro storico”, promossa da Ronghi e Muscarà. L’iniziativa mira a coinvolgere cittadini, associazioni e istituzioni, chiedendo al Comune di Napoli di introdurre misure di tutela per l’artigianato locale e regolamentare l’apertura di nuove attività, soprattutto in aree ad alto valore storico e culturale.
Secondo i promotori, la situazione sta generando un doppio danno: da un lato, inganna i turisti, che acquistano prodotti spacciati per artigianato locale, ma in realtà fabbricati all’estero, spesso in Cina. dall’altro, penalizza gli artigiani napoletani, schiacciati dalla concorrenza di articoli a basso costo e di dubbia qualità.
Le botteghe storiche in crisi, strette tra affitti e concorrenza sleale
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: botteghe storiche costrette a chiudere, incapaci di competere sul piano dei prezzi e abbandonate da una politica cittadina ritenuta poco attenta alla tutela delle tradizioni. L’effetto domino di questa crisi colpisce anche l'occupazione, la formazione artigianale e il valore del patrimonio immateriale napoletano.
Secondo la consigliera Muscarà, “il turismo che cresce in città non si traduce in una crescita economica reale per Napoli”. Una parte consistente delle risorse - si parla di circa il 41% del fatturato turistico - finirebbe infatti al Nord Italia, poiché molte aziende fornitrici hanno sede legale fuori regione.
Il falso artigianato invade Napoli: souvenir importati spacciati per locali
Un altro nodo critico è rappresentato dal falso artigianato. Molti prodotti venduti nei negozi del centro vengono proposti come autentici manufatti locali, quando invece sono prodotti in serie e importati, spesso senza alcun legame con la cultura partenopea.
Questa pratica mina la credibilità del made in Naples, disorienta i turisti e danneggia l’economia circolare locale, privando la città di un’opportunità concreta di crescita sostenibile e identitaria.
Quale futuro per il centro storico?
La battaglia per salvare il centro storico di Napoli è appena cominciata. L’obiettivo non è discriminare, ma ripristinare un equilibrio commerciale, valorizzare le eccellenze locali e difendere l’unicità culturale della città. La petizione è un primo passo verso un confronto necessario: quello tra sviluppo economico e salvaguardia dell’identità
