Truffe e finte pepite d'oro: per la banda era un lavoro

Turni, trasferte pagate e sabato e domenica liberi: ecco il modus operandi

Le truffe agli anziani erano gestite come un'azienda, con tanto di capi e orari di lavoro fissi: sabato e domenica erano di festa e trasferte pagate.

La "provvigione" veniva stabilita in base alla difficoltà, alla distanza e ai rischi corsi durante il raggiro. I capi erano molto severi: in caso di contestazioni o errori arrivava subito il "licenziamento". Sgominata la gang nel napoletano con 12 provvedimenti cautelari e 100 i carabinieri impegnati tra Siena, Napoli, Milano, Brescia, Rimini e Pistoia per provvedimenti emessi dal gip di Siena per accuse che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, alla truffa aggravata, al favoreggiamento personale o reale e alla ricettazione.  Sono 50 gli episodi ricostruiti con cui i criminali hanno messo le mani complessivamente su circa 200mila euro tra contanti e gioielli.

La centrale era a Napoli, da lì partivano le telefonate e venivano organizzati i sopralluoghi, ma i colpi venivano effettuati nel nord Italia.

Sempre uguale il modus operandi: la vittima veniva agganciata con la scusa del falso incidente stradale, raggirata e convinta a sganciare il denaro al finto avvocato. Ma la banda non si dedicava solo a raggirare le anziane del Centro e del Nord Italia, ma aveva anche introiti da truffe ad esercizi commerciali, in particolare ai "Compro Oro". Per la valutazione e la contrattazione mostravano pepite e lingotti d'oro veri ma, una volta concordato il prezzo, consegnavano partite di oggetti che erano soltanto rivestiti d'oro e che erano fatti in realtà di ferro o acciaio. Truffe di questo tipo sono state effettuate non solo in Italia, ma anche in Marocco e Tunisia.