Maxi frode fiscale internazionale: sequestri in Campania

Indagine della fiamme gialle sull'asse Milano-Napoli

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Fatture false per complessivi 760 milioni di euro, che hanno interessato 62 imprese, in un giro che era gestito da un sodalizio criminale campano.

Napoli.  

L’indagine è partita da Piombino in provincia di Livorno con la scoperta di società “cartiere” che hanno emesso fatture false milionarie, poi circolate tra Milano e Napoli, con il coinvolgimento di aziende estere.

Fatture false per complessivi 760 milioni di euro, che hanno interessato 62 imprese, in un giro che era gestito da un sodalizio criminale campano.

La Guardia di Finanza di Livorno ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo campano, finalizzato alla confisca diretta e per equivalente di liquidità e altri beni nella disponibilità di 4 indagati, per un valore complessivo pari a oltre 36.000.000 di euro di imposte evase. All’esecuzione dei sequestri patrimoniali, nel corso della mattinata odierna, stanno collaborando anche Reparti della Guardia di Finanza di Napoli e di Milano.

È l’esito dell’Operazione “Metal Ghost”, che ha consentito nella mattinata odierna di sequestrare conti correnti, partecipazioni societarie, immobili e automezzi nei confronti dei responsabili di una maxi-frode fiscale nel settore del commercio all’ingrosso di minerali metalliferi e metalli ferrosi.

Le indagini, condotte dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Piombino, di concerto con il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (P.E.F.) di Livorno e dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli, dopo la trasmissione del fascicolo ad opera dell’A.G. labronica, hanno fatto emergere l’esistenza di un sodalizio criminale campano principalmente operante su Napoli, Livorno e Milano, che aveva ideato e messo in opera un complesso sistema fraudolento, ora smantellato, finalizzato alla commissione di frodi fiscali transnazionali.

Gli indagati, reiteratamente nel corso degli anni, hanno realizzato un enorme giro di fatture false, del valore medio di circa 1 milione cadauna, relative a operazioni di vendita, acquisto e trasporto “via gomma” ovvero “via mare” di metalli del tutto inesistenti per un importo complessivo di oltre 760 milioni di euro, evadendo l’Imposta sul Valore Aggiunto per 33 milioni di euro nonché l’Ires per 3 milioni di euro.

Per realizzare queste frodi il consorzio criminale si è avvalso di 62 società, di cui 48 italiane e 14 estere, senza disporre di magazzini né di strutture logistiche proprie ricollegabili a traffici con miniere. È stato calcolato che, in base alle fatture, gli indagati avrebbero dovuto movimentare oltre 23.000 tonnellate di minerali, una mole di scambi inverosimile per tipologie di prodotti così rare. In particolare, secondo quanto ricostruito, sul territorio dell’Unione europea era stato costituito un gruppo di imprese “fantasma” che fatturavano fittiziamente colossali traffici di materiali siderur (ferro-molibdeno e triossido di molibdeno, utili a indurire e prevenire la corrosione dell’acciaio), a supporto dei quali tuttavia gli investigatori non hanno trovato idonea documentazione né adeguate movimentazioni finanziarie.

Una di queste “imprese fantasma”, milanese, era stata costituita a seguito del furto di identità di un ignaro cittadino di Formia.

I principali attori del consorzio criminale sono quattro uomini di origini partenopee, due dei qual rispettivamente di 49 e 58 anni residenti in Svizzera, incaricati della gestione occulta della società capofila, un commercialista di 57 anni che curava gli aspetti tecnici e amministrativi e un “esperto del settore” di 66 anni, milanese.