Nuova escalation di violenza a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, dove ieri pomeriggio un 24enne è rimasto ferito in un agguato. Nonostante l’istituzione di una "zona rossa" e l’intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine, il territorio continua a essere teatro di scontri tra clan. La Prefettura ha assicurato ulteriori misure di sicurezza, ma la tensione nella zona rimane alta.
"UNA GUERRA IN ATTO
L’episodio si inserisce in un contesto già critico: solo il 16 maggio, sempre a Ponticelli, era stato ucciso Antonio De Cristofaro, 25enne legato al clan Aprea, colpito a morte in via Il Flauto Magico, roccaforte storica del clan D’Amico. La vittima, soprannominata "Bombolone", era stata raggiunta da diversi colpi d’arma da fuoco prima di morire in ospedale.
INTENSIFICATI I CONTROLLI
La Prefettura, attraverso le parole del prefetto Michele Di Bari, ha ribadito l’impegno dello Stato nel contrasto alla criminalità, con l’istituzione di un Tavolo di osservazione operativo nella Sesta Municipalità. Nei primi giorni della "zona rossa" sono stati effettuati centinaia di controlli e sanzioni per violazioni al codice stradale, ma l’ultimo agguato dimostra che la fibrillazione tra i clan non si placa.
A complicare il quadro, pochi giorni fa l’assoluzione di Marco "Bodo" De Micco, presunto capo dell’omonimo clan egemone a Ponticelli, e di altri quattro imputati nell’omicidio di Carmine D’Onofrio, ucciso nel 2021 davanti alla fidanzata incinta.
FUCITO: LA ZONA ROSSA NON BASTA
Mentre le forze dell’ordine moltiplicano i presidi, la domanda che resta aperta è se basti il dispiegamento di uomini e mezzi per spezzare il circolo vizioso della violenza, o se servano interventi più radicali per strappare il quartiere alla logica della camorra. Secondo il presidente della VI Municipalità, Sandro Fucito, "istituire una zona rossa su due o tre strade non cambia le cose purtroppo. Su questo territorio - spiega - ci sono almeno 17 clan di camorra attivi che si stanno facendo la guerra, servono misure sicuramente più incisive, ma le istituzioni non devono dimenticare la loro missione sociale. C'è un grande lavoro da fare".
