“Shhh... nessuno parli”. È il silenzio complice delle istituzioni che pesa più dell’aria stessa. L’aria che respiriamo è tossica e non lo diciamo per provocazione: lo dicono i numeri ufficiali dell’Arpac.
Se solo ci fosse l’onestà di leggerli. Acerra ha già registrato 38 giorni di sforamento dei livelli di Pm10, San Vitaliano 42, Teverola 45. E Napoli, nella zona dell’Ospedale Pellegrini, è ferma a 34: domani sarà 35.
Quel limite annuo che, secondo la normativa europea e nazionale, non andrebbe mai superato. "Non siamo nemmeno a metà dell’anno – denuncia la consigliera regionale indipendente Marì Muscarà - e già alcune centraline hanno infranto il tetto massimo tollerabile di giornate con aria irrespirabile.
Superata quella soglia, i sindaci sono obbligati a intervenire con misure concrete per il miglioramento della qualità dell’aria. E invece? Nulla. Esattamente come è successo negli anni precedenti, quando i dati sono arrivati anche a 100 giorni di sforamento».
La consigliera attacca duramente i primi cittadini dei territori coinvolti: «Chi dobbiamo chiamare in causa? Proprio quei sindaci che vengono eletti con nome e cognome, indicati da una croce sulla scheda, e che poi tradiscono il mandato più importante che hanno: tutelare la salute dei cittadini. A Napoli, come ad Acerra, a Teverola o a San Vitaliano, si ignora la realtà certificata. Ma l’aria non mente». Il centro storico di Napoli, uno dei più densamente abitati e sede dell’Ospedale Pellegrini, è al limite.
«Stiamo per sforare anche qui - continua Muscarà - e nessuno si muove. Ricordiamo che a Nola due giorni fa ha preso fuoco un capannone, e non sapremo mai cosa conteneva, l'unica certezza è che la terra dei fuochi non si è mai spenta! Non una parola, non un’ordinanza, non un piano emergenziale. Solo silenzio e complicità.
L’inquinamento atmosferico non è un fastidio stagionale. È un problema strutturale che richiede una risposta politica seria, immediata, documentata. Ma finché le poltrone contano più della salute pubblica, continueremo a contare i morti silenziosi dell’inquinamento».
