VIDEO Il mito della Casina, dove il Re mangiava le ostriche

L'Altra Campania, quinta puntata dedicata alla Casina Vanvitelliana del Lago Fusaro

Durante i moti del 1799, che diedero vita alla breve Repubblica napoletana, andarono persi i dipinti del pittore tedesco Jakob Philipp Hackert raffiguranti le quattro stagioni.

Bacoli.  

 

di Simonetta Ieppariello

 

Un lago. Al centro una casa .Un passaggio tra passato e presente. Immagini che si sfumano, ordinate in un cerimoniale che profuma di regalità, quasi inscenando una danza al ritmo di strumenti antichi e armoniosi.

Ecco la Casina vanvitelliana del Re in quel luogo sospeso tra magia e realtà che è il Lago Fusaro.

Incantevolmente adagiata sulle acque calme e serene sembra rapire lo spettatore per trascinarlo in una storia antica fatta di cerimoniali, baci rubati, musiche suonate con strumenti, tra fasti, preziosi arredi e quell’operoso Tanuccio che a tutto badava, che tutto ordinava.

Abbandonata dopo l’epoca romana, l’area del parco Vanvitelliano fu adibita a riserva di caccia nel 1752, quando la zona era scarsamente popolata. A iniziare i lavori fu Luigi Vanvitelli, già architetto della Reggia di Caserta, per volere di Carlo III, ma a portarli a termine nel 1782 fu suo figlio Carlo, su richiesta di Ferdinando IV di Borbone.

La Casina vanvitelliana è stata costruita su un isolotto leggermente distante dalla riva, alla quale oggi è collegata da un pontile in legno. Con una pianta composta da tre ottagoni intersecati, la casina vanvitelliana appare quasi come una pagoda milto personaggi illustri  che nel tempo sono stati ospiti all’interno della Casina vanvitelliana, tra i quali ricordiamo Mozart, Giochino Rossini, ma anche reali come lo Zar di Russia e Francesco II Imperatore d’Austria e, negli anni ’50, l’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Questa casina divenne un luogo di feste sfrenate. Ma il lago si trasformò presto anche in una fruttifera coltivazione di ostriche, i molluschi pregiati dal sapore afrodisiaco. In pochi anni le ostriche del Fusaro iniziarono a essere esportate in tutto il continente, guadagnandosi la fama di essere tra le più buone d’Europa.