Massa Lubrense ricorda le vittime della frana di Monte San Costanzo

50 anni fa la frana, Don Michele Di Martino: "Custodi della memoria e del sapere stare insieme"

massa lubrense ricorda le vittime della frana di monte san costanzo

Il sindaco Lorenzo Balducelli: "Un tragedia che ha segnato profondamente la comunità di Termini e dell'intera città con le dieci vittime travolte dalle pietre e dal fango. La montagna è simbolo del nostro territorio

Massa Lubrense.  

"Il 16 febbraio del 1973 è stato il giorno della frana del Monte San Costanzo, un avvenimento tragico che non è solo un ricordo, ma che ha segnato profondamente la storia  della Comunità di Termini e di tutta Massa Lubrense". Così Lorenzo Balducelli, sindacodella rinomata cittadina costiera, ricorda questa evento che provocò 12 vittime "scavando nell’anima di ogni massese un solco di dolore. Una vera tragedia che ha spezzato le vite di Erminia, Margherita, Laura, Rosa, Maria Grazia, Salvatore, Rosa e i tre  piccoli Maria Grazia, Antonietta e Anna. Dieci persone travolte dalle pietre e dal fango. Due nuclei familiari cancellati e soprattutto le tre bambine volate in cielo prima ancora che la loro vita sbocciasse completamente.

Una montagna che in effetti è il simbolo del territorio massesse e che "insieme alla bellezza, alla sua unicità, alla sua posizione unica che sovrasta il braccio di mare che divide Massa da Capri, porta nel grembo questo triste ricordo - sottolinea Balducelli - Ancora oggi per chi ha i capelli bianchi, come me, camminare lungo la curva di Roncato, proprio dove c’era l’ex complesso del Flamingo, e alzare gli occhi verso il versante occidentale del “Monte”, all’imponenza del san Costanzo si associa al ricordo commosso di quelle dieci vite spezzate e a quel giorno. Le sirene, le urla di dolore, il silenzio, le pietre, il fango, le lenzuola bianche a coprire i corpi senza vita".

Il sindaco: "Nel 1973 ero un giovane e porto nel mio cuore il ricordo di questa tragedia"

"Ero un giovane nel 1973 quando è avvenuta la tragedia e per me quel giorno la porto ancora dentro come tutti quelli che hanno superato i sessanta anni. Per tanti giovani, invece, la frana di San Costanzo con la sua immane tragedia non è conosciuta. Per questo ho accolto con molto favore l’iniziativa di pubblicare documenti, ricordi, fotografie e di andare nelle scuole per parlare di quel giorno e di quelle persone con i testimoni di quella tragedia.
Ringrazio di cuore il nostro arcivescovo Francesco Alfano e tutti i sindaci dei Comuni della Penisola Sorrentina  per la loro presenza al cimitero di Santa Maria della Neve alla vigilia del 50° anniversario della tragedia,che non è un gesto formale ma  segno concreto di vicinanza, un abbraccio che la comunità ecclesiale della diocesi di Sorrento-Castellammare e quella civile  di tutta la  Penisola Sorrentina fanno a Massa Lubrense, alle 10 vittime della tragedia ed alla comunità di Termini che più di tutti porta nel cuore questo triste ricordo.
Un plauso a quanti si sono adoperati per tutto questo  e per quanti hanno dato il loro contributo a diverso titolo alle Celebrazioni per  i cinquanta anni di quel triste giorno. Il mio ringraziamento particolare va al Comitato che ha curato queste celebrazioni: alla Parrocchia di Santa Croce in Termini ed al parroco don Michele Di Martino,  all’Archeoclub,  alle associazioni Zenit e Pronti si Parte, alla Pro Loco Due Golfi, alla Confraternita del Santo Rosario di Termini.

Il ricordo del Parroco Don Michele Di Martino: so che significa alzare gli occhi al monte

Il borgo di Termini e il santo patrono Costanzo che sovrasta con la sua cappella la popolazione ha in Don Michele Di Martino il parroco da oltre sette anni:  "So bene cosa vuol dire per gli abitanti alzare ogni giorno gli occhi verso un monte che rimanda echi di bellezza e tristezza. È necessario guardare avanti, farlo insieme, senza però dimenticare quello che è stato".
Quando il monte franò, il pastore della comunità era Don Salvatore Castellano, le due diocesi, quelle di Sorrento e Castellammare di Stabia, erano ancora divise. Le esequie officiate da Mons. Pellecchia si tennero qualche giorno dopo l'accaduto, per consentire il ritrovamento di tutti i dispersi. Da allora, il territorio massese ha subito importanti cambiamenti sociologici e culturali: ai contadini e agli allevatori di bestiame, si sono sostituiti gli addetti alla ristorazione, alla navigazione e al turismo.

“Dieci anni prima della tragedia di San Costanzo, anche la comunità di Nerano venne colpita da una frana, di altra entità, per fortuna non vi furono morti. La memoria ci deve portare a diventare attenti e allo stesso tempo custodi di questa bellezza pur sapendo che è fragile, è questo il compito della chiesa diocesana”, aggiunge il parroco.

Il ricordo dell'87enne sopravvissuto Enrico Gargiulo: "Vivo solo per miracolo"

La popolazione di Termini vive nel ricordo continuo, attraverso i racconti di chi quei momenti li ha vissuti. Come quello di Enrico Gargiulo, 87 anni, salvatosi per miracolo, oggi vive con la sua famiglia, è un non vedente e si dedica alla realizzazione di cesti di vimini. I coraggiosi volontari, che ne febbraio del ’73 soccorsero le famiglie in difficoltà, sono testimoni di quanto è accaduto per le giovani generazioni.

“Diverse sono le azioni che come comunità di Termini e Nerano stiamo promuovendo per salvaguardare non soltanto la memoria di chi ci ha lasciati, ma anche i tesori del nostro territorio. In primis nelle scuole, con i giovani, grazie alla collaborazione del Comune e degli insegnanti, quel gruppo di volontari, oggi racconta nelle classi l'importanza della storia e la possibilità di ricominciare. Ci assumiamo inoltre l’impegno di curare la pineta di Nerano, una magnifica area pic-nic realizzata dopo la frana da tempo abbandonata a se stessa. Domenica 26 febbraio, un gruppo di volontari di Termini, insieme allo chef Saverio Gargiulo, cucinerà e servirà la sala, in occasione del pranzo solidale presso Parrocchia del Carmine di Castellammare con Don Luigi Milano. La solidarietà che dobbiamo costruire va ben oltre la condivisione di un pasto. È necessario prendersi cura delle fragilità e delle solitudini altrui. Dobbiamo essere segno di una comunità che impara a stare insieme non solamente nella tragedia ma anche nella gioia della condivisione. Facciamo memoria anche di momenti felici".

L'appuntamento di Giovedì 16 febbraio a Piazza Termini

Giovedì 16 alle ore 15.30, raduno nella piazza di Termini, corteo verso Mitigliano e sosta di preghiera presso la lapide marmorea con benedizione dei luoghi della frana. Al rientro, presso la chiesa dei Legionari di Cristo commemorazione da parte delle autorità civili e religiose. Seguirà proiezione di filmati d’epoca e di un video con le testimonianze della tragedia. A conclusione della manifestazione, verranno letti i versi della poesia «Il pianto di Termini» del sacerdote Alfredo Ammendola.