Mario Pepe
“In memoria dei nostri concittadini defunti nel tragico disastro ferroviario avvenuto in Balvano il 3 marzo 1944”: è la scritta che campeggia sul monumento a forma di binario posto all’interno del cimitero di Torre del Greco e che ricorderà le vittime torresi di una della più immani tragedie ferroviarie della storia nazionale, quella del 3 marzo 1944 nella quale morirono quasi seicento persone. Di queste, trenta erano appunto di Torre del Greco: si tratta di Antonio Accardo, Rosario Amato, Giacomo Amitrano, Giovanni Ascione, Luigi Ascione, Agostino Avventurato, Vincenzo Avventurato, Luigi Balzano, Edmondo Betti, Giulietta Brancaccio, Mariateresa Castaldo, Carmela D’Aniello, Francesco Paolo De Luca; Domenico Di Cristo, Armando Di Somma, Enrico Esposito, Antonio Formisano, Tommaso Giocondo, Carmine Izzo, Antonio Luna, Gennaro Organista, Aniello Paduano, Vincenzo Pernice, Arturo Pierini, Natale Pinto, Gerardo Pontillo, Armando Somma, Antonio Tammaro, Giuseppe Velardo e Giuseppe Versante.
Il monumento è stato scoperto nell’area del cimitero posto a ridosso della scale che portano alla chiesa madre, luogo scelto perché «di transito per tanti concittadini – ha spiegato il sindaco Luigi Mennella – in maniera che questa tragedia, che tanto ha segnato la nostra città, resti per sempre nella memoria di Torre del Greco, rappresentando un ricordo di tante vittime che sul quel treno speravano di poter trovare una vita migliore».
Il disastro si verificò nella galleria Delle Armi, nei pressi della stazione di Balvano-Ricigliano, nel potentino. Il treno merci trasportava numerose persone e si fermò all’interno del tunnel, senza riuscire a proseguire a causa dell’eccessivo peso e della pendenza della linea ferrata. I tentativi di far muovere il convoglio, trainato da due locomotive, provocarono la formazione di un elevato quantitativo di gas di scarico altamente tossico che causò il decesso di centinaia di persone (fonti del Consiglio dei Ministri parlarono di 517 vittime, ma secondo alcune testimonianze i morti sarebbero stati di più, quasi seicento).
