Almeno 400 lavoratori e lavoratrici provenienti dal Bangladesh, arrivati regolarmente in Italia attraverso il Decreto Flussi, non hanno potuto completare la procedura di regolarizzazione perché il datore di lavoro indicato nei documenti è risultato irreperibile o inesistente.
È quanto emerge da un dossier presentato dalla Cgil di Napoli e Campania, che parla di “un fenomeno dilagante nel capoluogo e nella provincia”.
“Abbiamo incontrato una delegazione di circa 400 lavoratrici e lavoratori del Bangladesh che dal 2023 ad oggi sono arrivati in Italia con il Decreto Flussi – ha spiegato la segretaria della Cgil di Napoli e Campania, Elisa Laudiero – quindi con una regolare documentazione, ma poi non hanno ottenuto la regolarizzazione perché il datore di lavoro non era reperibile”.
Secondo il sindacato, la situazione è allarmante: molte persone giungono in Italia convinte di entrare regolarmente, ma una volta qui non riescono ad ottenere il permesso di soggiorno e finiscono inevitabilmente nel circuito dell’irregolarità.
“Si innesca una catena perversa – aggiunge Laudiero –: lavorano in nero, affittano case in nero e alimentano inconsapevolmente un’economia sommersa che prospera sulla disperazione e sull’inganno”.
La truffa del datore di lavoro fantasma
Nel dossier si legge che sono 398 le istanze raccolte dalla Cgil riferite agli anni 2022, 2023 e 2024, quasi 200 delle quali tra Napoli e provincia.
A queste si aggiungono altri 77 nulla osta registrati in altre regioni italiane, ma che presentano elementi riconducibili a intermediari o professionisti con base nel Napoletano.
“Il lavoratore extracomunitario che viene in Italia – denuncia il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci – viene beffato due volte: prima da un datore di lavoro fantasma, poi da una burocrazia che gli nega il permesso di soggiorno. Il Decreto Flussi così com’è non funziona, e la legge Bossi-Fini resta un ostacolo enorme per chi cerca solo un’opportunità di vita dignitosa. Oggi assistiamo a una vera e propria filiera criminale fatta di false aspettative, nulla osta fasulli e aziende fantasma”.
Il migrante arrivato con un indirizzo che non esiste
Tra i tanti casi raccolti dalla Cgil c’è quello di un lavoratore arrivato dal Bangladesh.
"Quando è arrivato - ha spiegato Elisa Laudiero - ha trovato solo una strada di campagna dove non poteva esserci alcuna azienda”.
Per questo si è rivolto a un uomo che gli era stato indicato come “avvocato” in grado di sistemare la sua situazione che però gli chiedeva 150 euro per ogni colloquio". Storia simile a quella di tante altre persone
Un sistema da rivedere
La Cgil chiede al Governo e alla Regione Campania un intervento immediato di verifica sulle procedure del Decreto Flussi e sulla catena di intermediari che operano tra Italia e Paesi d’origine.
Secondo il sindacato, serve un sistema più trasparente che garantisca controlli reali sui datori di lavoro, sanzioni per chi presenta nulla osta falsi e un canale legale di protezione per chi resta intrappolato in queste truffe.
“È inaccettabile – conclude Ricci – che chi arriva in Italia in modo regolare finisca per essere trattato come un clandestino. Serve una riforma che metta al centro le persone, non la burocrazia”.
