Il Comune di Napoli si prepara a varare una stretta decisiva sugli affitti brevi nel cuore della città. La giunta guidata da Gaetano Manfredi presenterà la prossima settimana una variante al Piano Regolatore Generale (Prg) per bloccare il rilascio di nuove autorizzazioni per B&B e case vacanza nel centro storico. L'obiettivo è duplice: decongestionare le aree sature dall'overtourism e incentivare l'accoglienza in quartieri finora ai margini dei flussi, come San Giovanni a Teduccio, Secondigliano e l'Arenaccia.
La strategia: delocalizzare per non affogare
Non si tratta di un semplice divieto, ma di una manovra di "rebalancing" urbano. Sfruttando la recente sentenza della Corte Costituzionale sul caso Toscana, che riconosce ai comuni ad alta densità turistica il potere di porre limiti specifici, Napoli prova a spalmare la ricchezza del turismo su tutto il territorio. "Puntiamo su una promozione più equilibrata," ha spiegato il sindaco Manfredi. "In questo modo anche i quartieri periferici potranno beneficiare dell'indotto". Per rendere concreta questa visione, Palazzo San Giacomo sta studiando sgravi fiscali e incentivi per chi deciderà di investire fuori dal perimetro della "zona rossa".
Turismo, Tari e il nodo del "Food"
La gestione dei flussi non è solo una questione di decoro, ma di bilancio. L'inarrestabile aumento della Tari (la tassa sui rifiuti), gonfiata anche dalla mole di scarti prodotta dai visitatori, viene attualmente "congelata" grazie agli introiti della tassa di soggiorno. Una compensazione confermata dall'assessore al Bilancio, Pier Paolo Baretta, che permette di non gravare ulteriormente sulle tasche dei napoletani. Tuttavia, il centro storico soffre da tempo per la progressiva scomparsa del terziario tradizionale a favore di friggitorie e pizzetterie. Se lo stop triennale alle licenze per il settore "food and beverage" è giunto al termine, la nuova norma sulle locazioni brevi rappresenta il secondo pilastro per evitare che Napoli si trasformi in un enorme "dormitorio-ristorante" a cielo aperto.
La sfida della mobilità: il 2026 come anno chiave
Il successo della delocalizzazione turistica dipende però da un fattore critico: i trasporti. Spingere un visitatore a dormire a Secondigliano o a San Giovanni richiede collegamenti rapidi e affidabili. Le promesse dell'amministrazione guardano al 2026 con il prolungamento degli orari della linea 6 e nuovi macchinisti. Poi c'è la chiusura dell'anello metro: l'attivazione della stazione di Capodichino in vista dell'America’s Cup, che collegherà finalmente l'aeroporto al resto della città via ferro. Resta da capire se gli incentivi e le nuove fermate della metropolitana basteranno a convincere i viaggiatori a rinunciare alla suggestione del centro storico per scoprire la Napoli "di confine". La scommessa di Manfredi è alta: trasformare il turismo da problema di gestione dell'ordine pubblico a volano di riqualificazione per le periferie dimenticate.
