Napoli fuori da tutto tra bluff, chiacchiere e involuzione

Zero gol in due gare nella manifestazione che avrebbe dovuto vincere. C'è molto che non va

Napoli.  

E' l'ultimo passaggio di un'equazione che deve dimostrare o meno un teorema, Napoli – Arsenal. Gli ultimi calcoli, gli ultimi numeri sul foglio bianco e infine la tesi, netta, inequivocabile. “Può un allenatore, il più forte di tutti, da solo regalare mentalità vincente in Italia e in Europa a una squadra che non ne ha?”. La risposta è no, netta, inequivocabile.


Il Napoli che esce dall'Europa League, dopo una stagione mai convincente al di fuori di tre gare (Liverpool in casa e le due col Psg) è un dato evidente, un numero che non lascia spazio a interpretazioni, le carte che vengono scoperte dopo una infinita mano di poker.


Tre gol a zero il computo finale, gli azzurri sconfitti a Londra e a Napoli senza mai segnare, nella manifestazione che per bocca di tutti era da vincere in scioltezza, e in ogni caso era l'ultimo appiglio per tener viva una stagione che, i numeri lo dicono, se non fallimentare è da definire senza dubbio alcuno deludente, con una seconda parte addirittura inspiegabile.
E' spiegabile, ad esempio, che il Napoli, quello che faceva gol a grappoli e con automatismi oliati e anche di pregio, specie tra i tre piccoletti, non segni un gol su azione da cinque partite? Zero con l'Arsenal su due gare, tre con prodezze da fuori area tra le scandalose gare con Empoli e Genoa e quella vinta col Chievo, due da palla inattiva (Koulibaly, doppietta, sempre col Chievo).


E' spiegabile, e come, che l'attaccante capocannoniere della stagione di 20 gol fatti ne abbia fatti 0 in Champions, 0 contro le prime quattro squadre del campionato italiano, 0 nel doppio confronto con l'Arsenal? Con un Arsenal che gioca con Papastathopulos e l'altro perticone in difesa, una squadra tutt'altro che insuperabile. 

E' spiegabile che il capitano storico vada via a gennaio e che il nuovo capitano, figlio della città, si perda in un bicchiere d'acqua in ogni gara che conta, pensando più a far capricci e battibeccare con un pubblico altrettanto fragile e immaturo che meglio non ha da fare che fischiarlo? Può il calciatore italiano col valore di mercato più alto secondo Transfermarkt perdersi per dei fischi? Baggio è stato massacrato, da stampa, allenatori, tifosi, presidenti, durante la sua carriera...eppure è stato Baggio.


Sono le evidenze principali della serata, ma sono tanti i punti interrogativi che lascia il resto della stagione. Inequivocabile il dato numerico: il Napoli non è mai stato in gara per lo scudetto, sempre a distanze siderali dalla Juve, a sei gare dal termine ha 67 punti, può chiudere massimo a 85 punti, che sarebbe un punto in più della peggior stagione di Sarri, e viaggiando in media chiuderebbe a 79, un punto in più delle migliori stagioni di Benitez e addirittura di Mazzarri... ma potrebbe anche farne di meno. Si chiuderà al secondo posto, si presume, per l'insipienza delle inseguitrici e solo per quello. 


Dunque sicuramente si faranno meno punti rispetto ai 91 per cui Sarri è stato massacrato, per essere uscito agli ottavi col Lipsia, un turno europeo di differenza, e per non aver fatto turnover, in particolare di non aver valorizzato Rog, che Ancelotti ha mandato a Siviglia dove fa panchina, Ounas, che Ancelotti ha schierato saltuariamente ottenendo sostanzialmente il nulla e l'irritazione di compagni e tifosi e Diawara, che Ancelotti ha fatto giocare meno di Sarri.


In mezzo ai punti in meno, all'addio alla Coppa Italia e all'Europa League (obiettivi dichiarati, peraltro più volte), c'è una involuzione di gioco evidente: nei tre anni Sarriani ci si divertiva parecchio, quest'anno spesso ci si è annoiati parecchio (ex osannatori di Sarri ora inquisitori esclusi, si capisce), un baratto fattibile, forse, con qualche emozione in più, una finale magari, una coppetta, non senza nulla.
E dunque occorre andar indietro all'estate, quando venivano lanciati effetti speciali social con sopracciglio alzato prima e imitazione di un cartellone di un film poi, e assieme a questo l'assunto che nel passaggio dal par venue del bel gioco al mister più vincente al mondo c'era tutto da guadagnare.


Con ogni rispetto per Ancelotti, che ha vinto quel che ha vinto ed è quel che è, la domanda che andrebbe fatta è una: per una stagione da secondo posto con una considerevole somma di punti di ritardo rispetto alla prima e alla passata stagione e fuori dalle Coppe comunque, con una squadra comunque rodata e collaudata...serviva Ancelotti o si potevano evitare effetti speciali, sopracciglia e illusioni in estate? Può un allenatore, da solo, cambiare i valori di una squadra? E soprattutto, i valori di Rui, Hisay, Mertens, Insigne, sono quelli visti con Sarri o quelli visti con Ancelotti?


Le chiacchiere se le porta via il vento, ha ribadito Carletto nella serata di ieri, dopo la partita. Già, di chiacchiere se ne son fatte tante: ma i punti in campionato sono numeri, l'uscita dall'Europa League ai quarti è un dato, come l'uscita dalla Coppa Italia. E di questi numeri, di questi dati, bisognerebbe pure parlare...possibilmente senza liquidarla in “sfortune”, “approcci sbagliati” e altre chiacchiere, quelle sì...e senza nemmeno buttarla sui palloni di Paestum e sulle trasferte a Gela, storie note sul versante campano e riadattabili al nuovo uditorio pugliese.