Insigne e il Napoli come i protagonisti dei video di Liberato

Il folletto di Fratta sempre più "Int'o street", tra Ancelotti e i fischi del pubblico

Napoli.  

Somigliano molto ai personaggi dei tre video “soap” di Liberato, ormai, Insigne e il Napoli. Lui il protagonista, figlio del popolo, bello, un po' grezzo tra impennate in motorino e tuffi a "cufaniello", naturalmente a simboleggiare Insigne (che pure nei video compare), lei, bella, sofisticata, ricca e dei quartieri alti a rappresentare, al momento, il Napoli.


Il problema, piuttosto evidente, è che non possono stare assieme: proprio no. Certo c'è fascino: a lei in fondo lui piace, proprio perché è tutto ciò che lei non è, ma è proprio in quell'essere il problema. Una passione di qualche mese ci sta, poi può capitare che arriva col risvoltino e il crocifissone d'oro a una serata di gala posillipina e non va bene, proprio no. Non ne parliamo dei suoceri poi, specie se si fanno scappare qualche parola di troppo.


No, allo stato Insigne e il Napoli non sono fatti l'uno per l'altra. Per limiti di entrambi... ma, a sommarli e uscendo dall'allegoria, più di Insigne che di Napoli.
Si è rotto in questa stagione il rapporto, prima del casus belli della sostituzione contro l'Arsenal: i motivi sono diversi.
Andando dritti al punto: Insigne pretende l'idolatria senza condizioni in quanto figlio del popolo, il popolo napoletano per contro coccola, seduce, accarezza ma è mutevole e cambia atteggiamento molto facilmente, specie se le pretese non sono accompagnate da fatti e l'idolatria l'ha riservata nella storia a un solo uomo, inutile scomodarlo qui. 


E dunque, per quale ragione Insigne dovrebbe essere idolatrato?
In quanto napoletano? Ne sono passati tanti in maglia azzurra: qualcuno viene ignorato, altri guardati con diffidenza, altri con astio per dichiarazioni discutibili post abbandono, altri ancora con simpatia ma non oltre.
In quanto cresciuto e vissuto in maglia azzurra? 300 presenze in azzurro sono tanta roba, ma neppure un elemento sufficiente a elevare al di sopra di critiche, per togliere dalla graticola quando le cose vanno male, anzi...
In quanto forte? Sì, ok, miglior prodotto del vivaio e tra i giovani italiani della sua età... ma a prescindere dagli enunciati c'è anche bisogno di supporti fisici.


E' venuto sempre meno Insigne nei momenti topici: gare clou o gare in cui le cose si mettevano male, soffrendone tanto, ma facendo di questa sofferenza un limite e non uno spunto ad andar oltre. La storia dei battibecchi col pubblico è una costante, non un episodio isolato, ed entrambe le componenti hanno le loro ragioni: il pubblico pretende da Insigne il colpo che non arriva quando serve, “le 100 lire per appararne 1000” che mancano spesso, e di certo non gradisce che un suo pari, fortunato nel guadagnare in un mese ciò che loro guadagnano in una vita, non accetti critiche e fischi, che fanno parte del gioco. Insigne non sopporta che i suoi pari lo fischino, chiedendogli di più, considerandosi ancora e sempre uguale a quelli che stanno in tribuna, anzi, in curva, decisamente in curva, senza tener conto che non lo è per niente.


Ci si è messo Ancelotti, infine, uno che di campioni, veri, di quelli che vincono e che si mettono la squadra sulle spalle quando è in difficoltà, ne ha allenati tanti: ha fatto capire a Insigne che i trattamenti speciali vanno a chi se li guadagna, semmai, e non a chi li pretende.
E dunque: un amore impossibile destinato a crashare questa estate? Sembrerebbe di sì, anche se il divorzista più in voga del settore, Mino Raiola scelto da Insigne probabilmente anche a mò di avvertimento “Fischiatemi voi, io me ne vado”, è in difficoltà, quasi propenso a suggerire una permanenza nella casa coniugale. De Laurentiis è uno che su monete e cammelli non scherza manco un po', vuole tanti soldi e pare che nessuno al momento sia disposto a tirarli fuori.
Una vicolo cieco dunque... da dire quasi “Perché me mis' int'o street?”