Viva Callejon. Il problema non è José

Lo spagnolo ci è finito in mezzo e dispiace. Ma dispiace più per la frattura che si è creata

Napoli.  

La testa bassa e il ritorno negli spogliatoi mesto a sporcare le 300 presenze in maglia azzurra, settimo calciatore ad aver più volte, nella storia, indossato l’azzurro. Così la brutta giornata di Josè Callejon, che dopo la vittoria di Frosinone ha provato a regalare la maglia agli ultras e questi l’hanno rifiutata, rigettandola in campo. Spiace: proprio Callejon è forse il calciatore che meno si è risparmiato in questi anni, l’ultimo ad arrendersi, quello che scattava anche al novantesimo e che al novantunesimo rincorreva l’avversario. Spiace, ma non era lui nel mirino degli ultras: l’unica colpa di Callejon è probabilmente quella di non aver capito il momento. C’era una contestazione in atto e Josè probabilmente non l’ha capito, andando comunque a lanciare la maglia e vedendosela restituire mentre il coro “Meritiamo di più” veniva indirizzato al campo. Un errore degli ultras, un gesto stupido, non c'è dubbio, e spiace sia stato commesso proprio ai danni dello spagnolo, che tuttavia non era neppure nelle peggiori intenzioni il destinatario: si è trovato di fronte rabbia e stupidità.  


E’ noto, evidente e ovvio che nel mirino di quei cori ci sia Aurelio De Laurentiis, in primis, e da qualche settimana pure Ancelotti: i calciatori in campo, Callejon davanti, sono gli stessi che per tre anni hanno ballato sotto la curva, anche dopo le sconfitte, anche dopo lo sfumare degli obiettivi “Un giorno all’improvviso”. I tifosi sono gli stessi per cui Sarri si disse meravigliato dello stupendo rapporto simbiotico vissuto con la squadra. Lo sa Callejon, lo sa Mertens, lo sanno quelli che oggi fanno finta di non saperlo.


E’ evidente dunque che una spaccatura è stata creata, è in atto e non è né restituendo le maglie che si sana, né tantomeno andando in conferenza a dire il solito “tutto va bene madama la marchesa” né scrivendo idiozie suicide del tipo “I contestatori si facciano la seconda squadra”, acuendo di fatto quella spaccatura che si è creata dopo l’addio di Sarri.
Certo il gesto di oggi può essere controproducente e far passare in secondo piano l'eventuale fondatezza della contesatzione per l'evidente inutilità che lo contraddistingue: avessero tutti i calciatori del Napoli, dalle presunte stelle fino ai ragazzini, avuto l'atteggiamento di "Calleti" in campo forse ci sarebbe qualcosa in più in bacheca. 
Dispiace, alla fine dei conti, che sia proprio Callejon, degno di ogni stima ad essere finito in mezzo a questa frattura: ma è una incomprensione, capirà. Il problema non è la maglia di Callejon, ma il disamore e la rabbia montate in particolare su uno stile comunicativo forse completamente errato, per quanto oggi possa passare in secondo piano,  e che era stato bypassato in tre anni dal rapporto viscerale che si era creato tra Sarri e la tifoseria. E’ su questo che bisogna intervenire…se si è capaci, se si vuole, e al netto delle prefiche d’ordinanza e di alzate d'ingegno ultras.