Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Se ognuno facesse il suo lavoro e non quello... degli altri

"Grande è la confusione sotto il cielo…"

se ognuno facesse il suo lavoro e non quello degli altri

Adesso che la demagogia populista, quel fiume in piena stracarico di rabbia, frustrazione e incompetenza, alimentato dalle correnti del disfattismo cieco ed interessato e del giustizialismo bieco e rancoroso, è stato legittimamente convogliato ed irregimentato, per la stragrande maggioranza, nei canali della destra sovranista; e che la favoletta dell'uno vale uno propinata a piene mani ha combinato sfracelli inimmaginabili, facendo credere che tutti, ma proprio tutti, possono dire la loro su ogni aspetto dello scibile umano, bisogna soltanto armarsi di tanta pazienza ed attendere che la marea si ritiri.

Ora è molto alta, ha tracimato ovunque e non può certo essere arrestata da nuove (vecchie) forme di spontaneismo – l'ultima, le famose 'sardine'- che, pur apprezzabili, al massimo hanno l'ambizione di una paginata, un titolo di prima o qualche comparsata in tv per l'ennesimo spettacolino a canovaccio fisso che nulla aggiunge e, soprattutto, nulla crea. Ci sarà da attendere, per chi la pensa diversamente, prima del riflusso, prima che l'onda si abbassi.

Avverrà, come è già in parte avvenuto sulla sponda che inizialmente ne è stata diffusamente bagnata e poi devastata, quando verrà finalmente trovata la forza, che ora manca, di una proposta che, senza preoccuparsi di catturare il facile consenso destinato a sgretolarsi all'incrocio con il dato della realtà, sia in grado di affermare la propria identità in materia di giustizia, istruzione, ricerca, occupazione. Senza lasciarsi avviluppare dai tentacoli manettari a senso unico, senza cedere all'assistenzialismo e, soprattutto, mostrando gli attributi nell'evidenziare le cose che vanno assolutamente fatte per evitare che il nostro Paese precipiti definitivamente nel declino e nell'irrilevanza. Una missione impossibile?

Basterebbe che ognuno tornasse a fare solo il lavoro per il quale è pagato, senza pensare di potersi sostituire agli altri nel loro. Servirebbe una politica coraggiosa capace di indicare soluzioni concrete e non l'elenco dei problemi che chiunque può fare, servirebbe il ripristino del rispetto nei confronti di specifiche professionalità che nessun blog potrà mai sostituire.

Insomma, che siano i medici a porre le diagnosi e a prescrivere le terapie, che ci pensino magistrati e forze dell'ordine a condurre le indagini, che siano gli avvocati – non quelli del popolo- a preparare la difesa dei diritti, che siano gli economisti a predisporre le ricette da cucinare, i giudici a scrivere le sentenze e non i giornalisti ad 'anticiparle' con il pregiudizio da gogna.

Occorre che i social vengano definiti un letamaio di troll e fake news, e la rete un mondo meraviglioso nel quale muoversi con attenzione e circospezione. Roba non da poco, ovviamente, dopo anni nei quali tantissimi, 'infinocchiati' da una propaganda che ha fatto nascere carriere senza merito, hanno immaginato di aver conquistato la libertà di poter spernacchiare chiunque tentasse di ragionare e di offrire motivazioni argomentate.

Anni di urla e strepiti che hanno soffiato sul fuoco della indignazione a prezzi stracciati e della vendetta tout court, e contribuito a far salire la marea. Tranquilli: calerà. E verrà il tempo in cui ognuno tornerà al proprio posto e alle cose verrà dato il nome giusto.

"Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”, recita una massima di Mao.