Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Fatele vedere, quelle bare: non nascondetele, non lo meritano

Il diario ai tempi del Covid-19

fatele vedere quelle bare non nascondetele non lo meritano

Giorno 12 anno Domini 2020. Alla fine ci sono arrivati. Con colpevole ritardo, ma ce l'hanno fatta. Perchè accadesse, è stato però necessario un video su twitter nel quale venivano sfogliate le tantissime pagine – una dozzina – dedicate dalla Gazzetta di Bergamo, alcuni giorni fa, alla pubblicazione dei necrologi. Una sequenza impressionante di nomi e cognomi spesso corredati dalla foto di coloro che non ce l'hanno fatta.

Solo allora è scattato l'effetto a cascata nel mondo dell'informazione, almeno di quella nazionale – sono certissimo che in quelle zone martoriate i colleghi stiano brillantemente svolgendo il loro lavoro di testimonianza. Solo allora, quando le immagini di quelle bare sono state rovesciate nella loro crudezza, attraverso gli schermi, nelle case di tutti gli italiani, ci si è forse resi conto del dramma che ci attanaglia.

Come se, fino a quel momento, quelle bare non ci fossero state, non fossero mai esistite. C'erano, invece, da tempo. Erano lì a raccontare, ciascuna di esse, il dolore per una perdita incolmabile; lo strazio degli affetti, la rabbia per un destino assurdo. Erano soprattutto anziani, già affetti da altre patologie? Embè? Dovevano, quindi, decedere a prescindere? C'erano, eccome, quelle bare.

Ma, prima che ce le sbattessero sul viso, che ce le mostrassero mentre venivano penosamente trasportate dai camion dell'esercito verso i forni crematori, facevamo finta che la cosa in qualche modo non ci riguardasse, lontana come è un migliaio di chilometri. Una distanza ora totalmente azzerata da una tragedia che ci costringe a fare i conti con noi stessi. Che ci obbliga alla responsabilità personale e collettiva.

La morte c'è, e non soltanto quando ne parla la televisione. Non possiamo cancellarla con un click o con il telecomando, o con i canti dai balconi – a proposito, non credete sia il caso di smetterla? -, nel tentativo di allontanare da noi una idea che fa paura. A Bergamo e in tante altre città, in tanti altri paesi, la morte è diventata ancor di più una compagna di vita.

Bisognerebbe farle vedere in continuazione, quelle bare. E non per terrorizzare ulteriormente una opinione pubblica già bombardata ad ogni ora da un bollettino di guerra, ma per invitare tutti al rispetto delle regole, alla comprensione dei rischi che corriamo e facciamo correre ai nostri cari. Quelle bare, purtroppo, non sono le ultime: ce ne saranno ancora, e noi non possiamo confinarci soltanto nel ruolo di spettatori commossi ma indifferenti.