Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

I garantiti sono al sicuro, gli altri che fine faranno?

Il diario ai tempi del Covid-19

i garantiti sono al sicuro gli altri che fine faranno

Giorno 49 anno Domini 2020. Chiamatela come vi pare, loro l'hanno fatto in due diversi modi, esprimendo però lo stesso concetto. Ha iniziato Andrea Guerra, uno dei manager italiani più noti: «Alla fase dell’ibernazione segue la fase della scintilla. Abbiamo la grande opportunità di costruire un’Italia più agile e più giusta», ha detto qualche giorno fa nel corso di un'intervista a Linkiesta.

Dalle colonne di Repubblica ha rilanciato Giuseppe De Rita, presidente del Censis: “Lo Stato non potrà farsi carico di 60 milioni di italiani. Proprio perché è una crisi così profonda, la si risolve con uno scatto di ognuno di noi. Bisognerà farsi venire delle idee, non possiamo aspettare anche il bonus vacanze”, ha spiegato.

Termini differenti, una sola preoccupazione, e non di poco conto: come affronteremo la fase 2 e i problemi, che peraltro c'erano già prima dell'epidemia? Il virus ci ha costretti a fermarci all'improvviso e quei problemi li ha soltanto congelati. Ci hanno accompagnato durante l'isolamento che abbiamo subito, sono stati lasciati sospesi.

Sono rimasti lì dove si trovavano, nessuno li ha magicamente eliminati con un colpo di bacchetta. Anzi, sono stati ulteriormente aggravati, diventando un macigno pesantissimo che l'intero Paese dovrà sopportare sulle proprie spalle malferme chissà per quanti anni, in un modo che non sarà uguale per tutti.

Fa paura ciò che ci aspetta al di fuori delle nostre abitazioni, e non solo perchè dovremo osservare le norme di prudenza e continuare a mantenere determinate abitudini per scongiurare il rischio del contagio. Fa paura la risposta che ognuno di noi sarà in grado di offrire, che potrà ricevere di fronte ad una macchina produttiva che per un bel pezzo ha spento i motori ed ora, nel riaccenderli, mostra un fiato cortissimo che non fa presagire nulla di positivo.

Quanti negozi, quante botteghe, quanti studi professionali, quante imprese, grandi medie e piccole riusciranno a tirarsi su e a rimettersi in marcia dopo aver adeguato le loro attività? Quante aziende ce la faranno a tornare competitive sul mercato? Le stime sono spaventose come la prospettiva di una disoccupazione destinata vertiginosamente ad aumentare.

A pagare, come sempre, saranno tutti coloro che non fanno parte della 'casta ipergarantita' del pubblico impiego, che hanno una partita Iva, sono precari e devono, ogni giorno, lottare per restare a galla. Eppure, è soprattutto  da loro, da imprenditori, commercianti, professionisti e lavoratori autonomi, che deve arrivare la spinta che consenta di rialimentare la domanda ed i consumi. Non sarà semplice, inutile negarselo. E non saranno certo gli aiuti statali, che pure sono molto importanti, a immettere nuova linfa nel sistema.

Ci vorrà una scossa, una scintilla che attraversi le nostre vite, ci vorranno idee e la qualità indispensabili per metterle in pratica. Solo così sarà possibile rialzarsi, solo grazie all'impegno che ciascuno dovrà profondere in uno sforzo che, sommato, avrà ripercussioni positive su tutti.

Almeno questa è la speranza, del resto a cosa potremmo aggrapparci, di diverso, per tentare di raddrizzare una barca che ondeggia paurosamente?