Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Cari manettari, con questa mia vengo a dirvi che...

Quel vizio antico che resiste

cari manettari con questa mia vengo a dirvi che

E' accaduto in piena epidemia, mentre si contavano migliaia e migliaia di morti, figurarsi adesso che la situazione, pur continuando ad essere ancora gravida di lutti, sembra migliorata. Allora come adesso quello di puntare il dito a prescindere, indipendentemente dall'accertamento di ciò che è successo e delle eventuali responsabilità, resta lo 'sport' più praticato nel nostro Paese e nella nostra periferica realtà.

E' sufficiente la notizia di una indagine per eccitare gli animi di un mondo che altro non conosce se non il verbo giustizialista. Declinato, ovviamente, in base ai casi e all'appartenenza politica e partitica; ammorbidito alla bisogna, quando nel turbinio di un'attività investigativa finisce qualcuno a cui non si può dare addosso secondo il consueto stile.

Spuntano veline ispirate dalla sicumera di un giudizio che non è mai stato celebrato, intrise di veleno sparso a piene mani, scritte da un Tribunale supremo che nessuno conosce e dinanzi al quale mai vorrebbe comparire: non per timore di essere giudicato, ma per il livello dei suoi componenti.

E allora capita che di fronte ad un'inchiesta come quella sull'inquinamento dei fiumi vengano chieste le dimissioni di un assessore della giunta Mastella perchè è la moglie di uno degli indagati (non ho con entrambi né rapporti parentali né di amicizia).

Un riflesso condizionato, una sorta di coazione a ripetere sempre lo stesso schema, diretta conseguenza di un modo di agire che vorrebbe accreditarsi agli occhi dell'opinione pubblica come l'espressione di una purezza e una durezza che non è possibile spacciare più neanche come favole per i più piccoli.

E' un problema di opportunità, urlano: se il marito è sotto inchiesta – quindi, gratta gratta qualcosa deve averla combinata per forza-, la coniuge deve lasciare l'incarico. Senza indugi, senza attendere la benchè minima pronuncia, un ulteriore vaglio.

Insomma, dopo circa 30 anni siamo purtroppo rimasti ancora incagliati, per colpa anche dell'informazione, nella tremenda e terribile logica del comunque colpevole, checchè ne dicano l'interessato o i suoi legali, visti come un intralcio fastidioso lungo l'illuminato percorso che porta alla redenzione dell'umanità per via giudiziaria.

Cari manettari a giorni e colori alterni, con questa mia, parafrasando Totò, vengo a dirvi che, vi piaccia o no, anche loro sono una parte, come la pubblica accusa, ed hanno il diritto di difendersi, nonostante lo stigma preventivo che provate a lasciare sulla loro pelle e quella degli altri.

Perchè per voi la colpa è sempre degli altri. Perchè il vostro strabismo, che vi spinge a guardare un lato e non l'altro, è insopportabile. Perchè la proprietà transitiva endoconiugale non può essere applicata al Codice penale.