Fuori dal coroil commento di Enzo Spiezia

Qui c'abbiamo da lavorare: a cuccia, voialtri inferiori

La politica e gli scienziati

qui c abbiamo da lavorare a cuccia voialtri inferiori

In tanti sostengono che davvero non se ne poteva più, e che finalmente è finita. Dicono: meno male che non vanno quasi più in tv, pensassero a lavorare nelle corsie per i loro pazienti invece di fare i belli negli studi.

Eppure, per due mesi e passa siamo rimasti tutti in attesa della loro apparizione, ci siamo attaccati alle loro parole come naufraghi nel mare in tempesta, abbiamo sospirato dinanzi alle espressioni pronunciate dalle labbra di virologi, epidemiologi, infettivologi e via dicendo.

Uomini di scienza ai quali è stato affidato il compito, delicatissimo, di informare un'opinione pubblica atterrita, spaventata da un virus e costretta a chiudersi in casa. Inevitabile la concorrenza, organi di informazione scatenati, impegnati a contendersi la presenza esclusiva di quello piuttosto che di un altro.

Sono diventati delle star, anzi delle superstar, impossibile pensare che non sarebbe divampata l'invidia. Ecco allora che ad un certo punto, per noi testimoni muti dello show, è spuntata la tanto amata sindrome della vittima, il richiamo alla conventio ad excludendum: è chiaro o no perchè chiamano soltanto alcuni e non noi che, al contrario, ne sappiamo una più del diavolo, che abbiamo scoperto la cura miracolosa?

La prima conseguenza: è rifiorita la pista complottarda che vede il buio anche quando c'è il sole, non vogliono farci sapere la verità, perciò quel dottore, quel professorone non vengono mai interpellati. Salvo poi scoprire che i presunti emarginati, mentre si lamentavano ed intonavano peana dedicati al dolore e alla mortificazione subita, sanata, magari, da una telefonata di quelle giuste, concedevano interviste a tutto spiano a televisioni e giornali, e comparivano sugli schermi pubblici e privati, nazionali e locali. Con una frequenza impressionante, ben più alta di quella accreditata agli invidiati.

Poi, tutto d'un tratto, mentre la situazione complessiva è migliorata, abbiamo registrato il fenomeno inverso: una retromarcia verso le direzioni più conosciute e battute, quelle dei partiti, dei politici. E quegli splendidi esempi di italiani votati al sacrificio ed allo studio sono diventati le clave da agitare contro l'avversario. Ha ragione tizio che inneggia all'arditismo-sovranista e non caio che amoreggia e flirta con la sinistra nelle varianti zecche e radical chic: capite, cari cittadini, perchè i primi non ve li facevano vedere mai?

Anche le vergognose lotte di campanile tra Nord e Sud, con il Nord che al Sud deve insegnare anche come si campa, sono svanite. La bega quotidiana delle fazioni e lo sciacallaggio hanno ripreso vigore dopo essere state fiaccate da un terribile e squassante bollettino di morte.

Gli avvoltoi sono riapparsi in cielo, gli sciacalli hanno affinato il loro fiuto per le carcasse. E loro, gli scienziati, sono tornati in seconda e terza fila. Alcuni ci resteranno non tanto a lungo, il tempo di allagare i social con i troll e far diventare trend topic, tendenza, l'idea che, in fondo, nonostante l'immane disastro, con conseguenze che sarebbero state le stesse, se non peggiori, ovunque fosse capitato, non vada tralasciata la via vecchia.

E che, pur con qualche ritocco, i modelli sanitari e amministrativi da seguire, checchè ne dicano gli altri, dovranno essere sempre gli stessi. A cuccia, voialtri inferiori: qui c'abbiamo da lavorare e menare le mani. Al massimo, se vi va, potete applaudire e votare.