Disastro incendi. I responsabili? Non solo i piromani. Eccoli

C'è chi ha innescato le fiamme. E chi non ha fatto prevenzione. Regione e Governo, soprattutto.

Perché non è stata firmata la convenzione con i vigili del fuoco? E quale business alimenta i roghi. Forse quello dei suoi che diventano edificabili...

di Luciano Trapanese

No, non ci basta sapere che chi ha appiccato centinaia di incendi dolosi in Campania (Vesuvio compreso), è un “criminale idiota”, come ha detto il lapidario e superficiale ministro Galletti. Troppo semplice (e scontato). I responsabili sono anche altri. E istituzionali. Responsabili per non aver saputo prevenire e per non essere stati in grado di intervenire subito. Chi? Governo e Regione in primis. Vi spiegheremo subito perché.

Ma prima un'altra domanda: è un caso che le regioni più colpite siano Campania e Sicilia, due terre ad alta densità mafiosa? Non crediamo.

La colpe di Regione e Governo.

Partiamo dal governo centrale. Ha deciso la soppressione del corpo forestale dello Stato, attribuendo le competenze repressive ai carabinieri e quelle di spegnimento di incendi ai vigili del fuoco. Peccato che la seconda parte sia solo sulla carta. Ai caschi rossi non sono arrivati né uomini, né mezzi. E se prima era richiesto il loro intervento solo per difendere dalle fiamme abitazioni e aree industriali, ora dovrebbero salvaguardare anche le montagne. Ma come, a mani nude?

C'è poi la Regione Campania. Il cinque luglio – qualche giorno fa, poco prima che esplodesse la prevedibile (vista anche la siccità) emergenza – da Palazzo Santa Lucia è arrivato alla direzione regionale dei vigili del fuoco l'ennesimo no: niente convenzione per gli interventi contro gli incendi boschivi. Un no che lasciava anche intendere: ci pensiamo noi. S'è visto. Ora deve arrivare l'esercito...

Basta questo? No. Nel frattempo – sempre la Regione – non ha disposto nessuna attività preventiva, nessuna pulizia dei boschi, niente corridoi per evitare il propagarsi delle fiamme.

Esiste un piano regionale antincendi? E' stato aggiornato come prevede la legge ogni tre anni?

Esiste una carta del rischio?

Ma soprattutto – e lo ripetiamo -, come si fa a non firmare la convenzione con i vigili del fuoco dopo la soppressione della forestale?

Questa estate di fuoco è stata forse una sorpresa?

Niente affatto. La Campania è stabilmente al vertice delle regioni più interessate da incendi boschivi, insieme alla Sicilia (ne parleremo) e alla Sardegna.

Cioè, sappiamo bene che il territorio è ad altissimo rischio. Ma nonostante tutto è stato fatto zero.

Sappiamo bene che ci sono interessi economici dietro questi roghi.

Per semplificare ne elenchiamo tre, i principali.

Il più banale (ma in parte vero): sono stati i pastori. Motivo? La distruzione dei boschi consente di creare nuove zone di pascolo. Beh, questa l'avrete sentita tante volte. Ma, ci chiediamo: c'era davvero bisogno di devastare gran parte della vegetazione che circonda il Vesuvio per qualche pascolo? Non ci crede nessuno.

C'è poi la versione più accreditata (ma restiamo comunque un po' perplessi): nuovi incendi alimentano il business che c'è intorno allo spegnimento: posti di lavoro, premi per gli interventi effettuati, vendita di attrezzature e così via)

C'è poi la terza, che in alcune zone ha il sapore indiscusso della verità: la devastazione del bosco trasforma un terreno rurale in uno edificabile.

Capite bene che dietro questa ultime due ragioni può annidarsi la regia del crimine organizzato.

E qui torniamo alle due regioni più colpite, Campania e Sicilia, dove camorra e mafia sono capaci di orchestrare e con una certa facilità una devastante campagna incendiaria.

Nella speranza che Governo e Regione intervengano al più presto per sanare la questione della convenzione con i vigili del fuoco e dare una linea e una logica alla prevenzione, cosa si può fare?

Se si è convinti che a innescare le fiamme siano gli “operatori antincendio”, i cosiddetti stagionali, che si trasformano in piromani per evitare di perdere il lavoro, beh si può solo agire rovesciando la questione. Basta istituire un sistema di premi. Ci spieghiamo: il personale antincendio dovrebbe essere utilizzato per la prevenzione (controllo, ispezione e manutenzione del territorio). E il bonus premi scatterebbe solo in assenza di roghi. L'esatto contrario di quello che accade oggi.

Ma non solo. La fase di prevenzione è essenziale. Controllo e manutenzione delle montagna sono un primo argine alle fiamme. Bisognerebbe utilizzare tutti i gruppi, anche volontari capaci di agire in questa direzione.

C'è poi un'altra questione. La legge Galasso (1985!), imponeva ai comuni l'anagrafe dei terreni incendiati. Molti enti locali hanno ignorato la normativa. Sapete perché? Senza questa procedura – che impone all'area interessata il vincolo paesaggistico – quei terreni rurali diventano più facilmente edificabili. Beh, i comuni inadempienti dovrebbero essere commissariati. Non è mai successo...

Le conseguenze. Oltre alla perdita di un ingentissimo e inestimabile patrimonio boschivo, questi roghi potrebbero avere altre conseguenze disastrose, soprattutto in una regione ad alto rischio idrogeologico come la Campania (e neppure la Sicilia sta messa troppo bene). Queste montagne prive di alberi potrebbero essere tutte soggette a frane e smottamenti.

A danno si aggiunge danno.

La colpa è dei piromani, certo (un controllo con droni e videocamere è stato mai messo davvero in atto?). Ma i responsabili sono anche altri. Ve li abbiamo elencati.