File multietniche: alle Poste per capire l'immigrazione

Volti contrariati, disagio e quella sensazione diffusa di sentirsi "ospiti a casa propria":perché?

Salerno.  

Sono stato in un ufficio postale in un momento di pausa da lavoro perché, ahimé, alcuni pagamenti vanno ancora fatti allo sportello e non online. Odio la fila, e tento di scegliere – non a caso – gli orari meno affollati per tutte le incombenze. Armato di bollettini e contanti, sono entrato nell’ufficio di Salerno Centro. E mi sono trovato di fronte ad una scena surreale: sulle decine di persone presenti, in quel momento – alle 15 circa – la stragrande maggioranza erano stranieri. Nordafricani, bengalesi, e ragazzi presumibilmente dell’Africa centrale. Tutti armati di bollettini per rinnovare il permesso di soggiorno, nella maggior parte dei casi, da esibire poi in Questura.

Prigionieri, spesso, di una lingua che conoscono poco – l’italiano – e di una burocrazia ancor più ostica. Eppure bastava vedere le facce di quei (pochi) italiani in fila insieme a me per capire che l’aria che tira non è buona. Signore che sbuffano, commenti a mezza bocca di chi – chissà poi per quale motivo – ripete come un mantra “che schifo, che schifo”.

La sensazione diffusa è di sentirsi ospiti a casa propria. Nell’ufficio delle poste centrali di Salerno, non in qualche sgangherata bidonville di periferia. I messaggi della tv, gli slogan elettorali della politica che parla “alla pancia” delle persone (tra meno di un anno si vota) alimentano un’insofferenza che si percepisce e si tocca con mano. Che non necessita di analisi o indagini sociologiche ma si nutre semplicemente del quotidiano.

Perché estremisti di ogni teoria – sia essa quella dell’accoglienza tout court che del bombardamento dei barconi – parlano, probabilmente, non tenendo conto del cittadino medio. Quello che i giornalisti, un tempo, chiamavano “la casalinga di Voghera”. E che invece oggi è la signora di Torrione o di Mariconda, che in un lunedì pomeriggio alle poste di Salerno si vede circondata da stranieri. E percepisce che sì, siamo vittime di “un’invasione”.

E dunque estremisti e analisti di ogni genere, prima ancora di avventurarsi in qualunque tipo di commento sul fenomeno immigrazione o sull’aiutiamoli a casa loro renziano, si prendano la responsabilità di far capire al cittadino medio perché conviene aprire le frontiere, chi ci guadagna sull’accoglienza, chi sono davvero gli sfruttatori. 

Di dare risposta, soprattutto, a chi l’immigrazione la vive quotidianamente. In un mercato, al semaforo, al tavolino di un bar o – perché no – in una coda all’ufficio postale in un pomeriggio di mezza estate. 

Redazione Salerno