Rigopiano un anno dopo: il ricordo della fidanzata di Stefano

“E' sempre con me. Mi dà la forza di andare avanti”

E' passato un anno dalla tragedia dell'Hotel di Rigopiano, a Farindola, in Abruzzo. Morirono 29 persone tra le macerie della struttura, travolta da una valanga, in seguito a diverse scosse di terremoto. Tra le vittime anche il giovane Stefano Feniello, originario di Valva, nel salernitano. Proprio la fidanzata di Stefano, Francesca Bronzi, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano Il Centro durante la quale ripercorre quelle drammatiche ore trascorse sotto le macerie, sempre nel ricordo del 29enne. “Stefano è sempre con me, lo sento vicino, per qualsiasi cosa. Ho ripreso a studiare. Mi sono iscritta alla biennale di Scienze motorie, in un’altra città. Ma non è semplice. Ho attraversato tante fasi, tra il non voler vedere nessuno e il farmi forza cercando di accettare quello che era successo – racconta Francesca -. Un percorso tra il tentativo di accettare e lo stare male. La famiglia, gli amici. Mi hanno dato tanta forza. Anche alcuni vigili del fuoco. Loro non mi hanno solo salvata, hanno continuato a starmi vicino anche dopo, come fossero amici. Sono stati la mia gioia più grande” racconta la ragazza che poi parla anche di Stefano Feniello. “Gli volevano tutti bene. Una persona buona proprio.

E poi Stefano era indistruttibile, una roccia. Come forza fisica ma anche come carattere. Quello che decideva faceva. Affidabile, con la testa sulle spalle. Aveva una voglia di vivere incredibile, gli piaceva fare tutto, era uno sportivo, un lavoratore, spiritoso nonostante fosse una persona molto sensibile e riservata. Adorava le nipotine, da morire. Pensava sempre a farmi stare bene. Lo sento sempre vicino, per qualsiasi cosa”. Poi ripercorre gli attimi della tragedia e l'ultima volta che ha visto vivo Stefano.

“Appena prima della valanga, poi non l’ho più sentito. Ho visto la sua mano, dall’orologio, sono riuscita a toccarla ma non si muoveva. Ho pregato. Ho pregato tanto. Con Giorgia e il fidanzato all’inizio eravamo convinti che fosse il terremoto, Ho scoperto della valanga solo quando ho sentito i soccorritori. Ipotizzavamo che quando c’è un terremoto entro due tre ore i soccorritori arrivano. Ma non arrivava nessuno. Allora abbiamo pensato che forse eravamo rimasti tutti sotto, e che nessuno era riuscito a dare l’allarme”. La giovane parla anche dell'inchiesta aperta dalla procura di Pescara dopo la tragedia e delle possibili responsabilità. “Tanta rabbia. Avrebbero dovuto verificare quelle richieste di aiuto, ma da quando chiedevamo di liberare la strada. È stato un sequestro di persona”, accusa Francesca Bronzi.

Sono 23 gli indagati nell'inchiesta sul disastro dell'Hotel Rigopiano. Tra le accuse più gravi, contenute nelle migliaia di pagine del fascicolo, quelle di omicidio colposo plurimo e lesioni plurime colpose. Il procuratore della Repubblica di Pescara, Massimiliano Serpi, titolare dell'inchiesta insieme al pm Andrea Papalia, si era prefissato l'obiettivo di chiudere le indagini entro un anno dalla tragedia, non sarà possibile, anche se tutti gli indagati sono stati già ascoltati.

Quattro i filoni principali: il primo sui ritardi nell'attivazione della macchina dei soccorsi, il secondo sulla gestione dell'emergenza, vede tra gli indagati Antonio Di Marco, presidente della Provincia di Pescara; 
Il terzo filone dell'inchiesta riguarda la realizzazione del resort e vede coinvolti il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, e i tecnici Luciano Sbaraglia ed Enrico Colangeli, in relazione alla mancata adozione del nuovo piano regolatore generale del Comune che, se fosse stato approvato - è la tesi dell'accusa - avrebbe impedito l'edificazione del nuovo hotel Rigopiano e quindi il verificarsi della tragedia. L'ultimo filone riguarda la mancata realizzazione della Carta per il pericolo delle valanghe e vede indagati i dirigenti della Regione Abruzzo Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera e Sabatino Belmaggio.

Sara Botte