"Femminicidi conseguenza del femminismo", un post vergognoso

La relazione pubblicata da Meridione Nazionale di Cava dei Tirreni scatena la polemica

La risposta della rete di associazioni delle donne: "Squallidi e beceri rigurgiti di un medioevo clericale che speravamo esautorato da un’epoca di diritti e non di colpevolizzazioni, in uno dei momenti più pericolosi di questa repubblica"

Cava de' Tirreni.  

Con il volantino diffuso dalla Lega di Crotone per l’8 marzo credevamo di aver toccato il fondo, e invece non c’è mai fine al peggio. E il peggio arriva dalla Campania. Più precisamente dalla sezione di Meridione Nazionale di Cava dei Tirreni, un gruppo di azione politica vicino a Fratelli d’Italia, la stessa cittadina in cui Nunzia Maiorano fu barbaramente uccisa dal marito con 47 coltellate un anno fa. 

I sostenitori calabresi di Salvini scrivono che ad offendere la dignità della donna sarebbero “i migranti e i gay allo scopo di fare la rivoluzione” e sono convinti “che la donna abbia una grande missione sociale da compiere per la sopravvivenza della nazione”. Tradotto: deve fare figli per la patria. I militanti cavesi invece hanno postato una relazione sulla pagina Facebook della sezione di Meridione Nazionale a firma del coordinatore provinciale Alfonso Senatore, il quale si spinge a fare “l’analisi storica-dinamica e progressiva nel tempo” (è scritto proprio così) del fenomeno dei femminicidi.

Ebbene, secondo Senatore, “i cosiddetti femminicidi” sarebbero la diretta conseguenza del femminismo. Senatore se la prende nell’ordine con: la rivoluzione sessuale, libri film e canzoni degli anni 70/80, con il “laicismo sfrenato” delle leggi dello Stato e addirittura con Papa Francesco!

Senatore scrive: “Bisogna risalire ai tempi del cosiddetto femminismo sfrenato e della cosiddetta rivoluzione sessuale,  quando col pretesto di volere “liberare” la donna si mise mano in realtà a quello che sarebbe stato lo snaturamento  della femminilità, con la donna privata delle sue caratteristiche spirituali e corporali e ridotta ad oggetto. Quello che era un disegno politico travasò sul piano legislativo e sul piano del (malcostume) nazionale, accompagnato e sostenuto da libri, films, canzoni e tutto ciò che asseriva al cosiddetto mondo dello spettacolo. Prima che si insediasse questo tipo di società edonistica e deresponsabilizzata la donna era molto più rispettata. Ricordo quando io ragazzino non esitavo un solo istante a cedere il posto a sedere sul tram a favore di qualche signora che viaggiava all’in piedi . Poi le cose sono andate via via peggiorando e non è certamente un caso che lo snaturamento della donna sia coinciso e forse abbia determinato la crisi della famiglia tradizionale all’interno della quale la donna svolgeva un ruolo fondamentale. E forse non è neanche un caso che questa raccapricciante impennata di femminicidi coincida con questa stagione in cui imperversano i temi di uno sfrenato laicismo che sul terreno legislativo ha prodotto le leggi relative alle unioni civile ed al Biotestamento. Così come non è certamente un caso che tutto questo sia anche dovuto al pontificato di Papa Francesco che sul versante della bioetica ha assunto posizione sfumate per non dire rinunciatarie”.

Ammettiamolo, era dai tempi del referendum sul divorzio (anno 1974) che non si leggevano cose del genere. Il post di Meridione Nazionale ha trovato una immediata risposta tra le associazioni delle donne di Cava dei Tirreni e Salerno. Resilienza, Rosa di Gerico, Se non ora quando, Frida, Teatro Luca Barba, Manden e ANPI hanno diramato un comunicato. Una risposta che parte da un numero: 106.

“106 donne uccise nel 2018: una ogni 72 ore, una vittima ogni 72 ore, un FEMMINICIDIO ogni 72 ore! I femminicidi non sono mai “cosiddetti”, non sono una conseguenza d’impeto, di una provocazione, di una “deriva irresponsabile” delle sacrosante politiche di rivendicazione femministe. Sono una drammatica realtà, dolorosamente negata, frutto della volontaria e preordinata dequalificazione sociale della figura femminile. Perché ora è chiaro: si vuole imporre alle donne il silenzio, l’accettazione del sopruso, del comando, colpevolizzando le vittime con logiche di maniera, maschiliste e patriarcali, che giustifichino le coscienze, sporche prima del sangue delle donne e poi di tutti i dolori, gli abusi, i demansionamenti che ci avete autoritativamente imposti, per legittimare nuovamente indecorosi conati di discriminazione sessista!

Squallidi e beceri rigurgiti di un medioevo clericale che speravamo esautorato da un’epoca di diritti e non di colpevolizzazioni; ma che in uno dei momenti più pericolosi di questa repubblica, ci vorrebbe nuovamente ancelle accondiscendenti ai desiderata di genere, di chi da sempre ha provato a toglierci libertà di parola o -peggio- pensiero, giustificandolo con il “dover essere” perché altrimenti sarebbe contro natura (???), consentendo che perfino nelle aule di giustizia ci sia negata la debita tutela!

E siccome colpevoli sempre, comunque, colpevoli per nascita, pertanto punibili; per il solo, sacrosanto diritto di voler essere, persone, prima che “identificazione di genere”. Non basteranno ridondanti parole e populistiche rievocazioni di valori anacronistici ad azzerare anni di lotte civili, di autodeterminazione e coscienza, di norme liberamente volute e votate da uno stato libero e laico, battaglie figlie della libertà e non dell’asservimento. Non consentiamo più ingerenze etiche di uomini che pretendono di parlare, agire, legiferare e decidere sulla vita delle donne, sul corpo delle donne, sul dolore delle donne! Il malcostume è volerci colpevoli a tutti i costi, punibili per forza, necessariamente vittime di una violenza non figlia della incapacità di riconoscerci come cittadine libere ed autodeterminate, ma come pertinenze della figura maschile, dei ruoli maschili, della volontà maschilista. Il nostro rispetto sarà la nostra voce, che rivendicherà sempre che ESISTIAMO, senza bisogno di legittimazione altrui, non lo stereotipo culturale che volete a tutti i costi cucirci addosso e senza il quale giustificate la violenza.

Chi sventola i valori del rispetto dovrebbe ricordare quelli dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, di tutti: e tutti quelli che sono stati indegnamente calpestati da parole sessiste destituite di qualsiasi fondamento giuridico.

Perché, lo si ricordi, questo è lo stato dei diritti civili e non della legge del taglione. Che vi piaccia o no! Se di catechesi del rispetto pretendete di parlare, che sia del rispetto di genere di tutte le fasce, senza se e senza ma" conclude il comunicato a firma delle donne.