Dormivano in piccole tende arrangiate, realizzate con buste di plastica e materiale racimolato in giro, senza acqua, senza luce, per tetto una copertura di amianto, quella dell' ex stabilimento Apof, nella piana del Sele, periferia di Eboli. Ora per tutti e 36 gli immigrati si prospetta un futuro ancora più difficile, sono accusati infatti di aver occupato arbitrariamente l'opificio ex Apof e per loro si sta avviando un procedimento giudiziario. Questo pomeriggio la Cgil di Salerno li incontrerà insieme ai propri legali, per pensare ad una difesa che non spalanchi loro le porte del carcere, dopo che gli è stata portata via quella che vedevano come la propria casa. Migliaia di metri quadri tra spazzatura e una puzza nauseante in grado di allontanare anche gli animali, eppure quella per loro era una casa, dove riunirsi, dove passare le notti, fredda d'inverno, un inferno di lamiere d'estate.
La mattina del 30 agosto all'alba il blitz, uno spiegamento esagerato di polizia e carabinieri è intervenuto nell'area di Santa Cecilia, sgombrando la struttura, un bene precedentemente sequestrato alla criminalità organizzata, 36 i migranti fermati, durante le operazioni è stato sospeso addirittura il traffico ferroviario nella zona. Solo sei gli irregolari che sono stati espatriati, per gli altri già dalla prima notte si è preannunciato un domani incerto. Quelli di nazionalità marocchina si sono organizzati tra loro, chi è stato ospitato a casa di amici chi da parenti, la comunità ormai ben radicata sul territorio della piana del Sele, ha fatto da scudo. Diverso il destino per gli altri:13 ragazzi provenienti dal Mali, 1 dal Burkina Faso, 1 dalla Costa d'Avorio, tutti giovanissimi e andati via dai centri di accoglienza della zona, dove avevano terminato l'iter ottenendo il permesso di soggiorno richiesto per motivi umanitari, non trovando poi nessuno disposto a fittare loro una casa. Ha cercato di sitemarli il comune di Eboli in diversi centri Sprar che li affidasse ad un percorso ministeriale di inserimento nel mondo del lavoro, a Pontecagnano, Padula e Eboli.
Solo i migranti ospitati ad Eboli hanno deciso di restare nel centro Sprar, gli altri sono andati via tornando senza saper dove andare a Santa Cecila. Però per tutti ora indiscriminatamente la situazione rischia di peggiorare, come se si potesse immaginare un inferno più duro di quello in cui tutte le notti per anni hanno chiuso gli occhi.
Sara Botte
