Usura: arrestati mamma, nonna e figli

Il blitz della polizia. Ecco come agivano. Sequestrati beni per 120mila euro

Un intero nucleo familiare è stato coinvolto nel blitz di questa stamattina, da parte agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore, riguardante un giro di usura.

Gli agenti hanno arrestato sei persone tra Angri e Scafati. Accusati del reato nonna, mamma e figli della stessa famiglia.  

Sono tutte coinvolte nell'inchiesta denominata “Get a Money”. In manette sono finite tre donne E.D.M ; G.N. ; M.N P, tutte di Scafati. Con loro anche tre uomini sempre di Scafati: R.P; F.R.C, e D.A.. Sono accusati, in concorso tra loro, di usura ed estorsione. E’ stata sottoposta all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria un’altra donna, A.D.L, nata a Torre Annunziata ma residente a Scafati. Complessivamente sono stati sequestrati beni mobili ed immobili (autovetture, gioielli e conti correnti) per un valore pari a 120 mila euro.

L’indagine nasce da una denuncia presentata lo scorso 22 giugno da una persona che ha raccontato alla Procura di essere ormai da alcuni anni sottoposto ad usura da parte della signora E.D. M.. Disperata per non essere riuscita a pagare nell’ultimo periodo, gli interessi usurari alle scadenze fissate, era stata minacciata più volte dal figlio della donna, R. P. E.. Anche durante la sua testimonianza, l’uomo ha ricevuto alcune telefonate, provenienti dall’utenza telefonica del figlio della donna in questione, nel corso delle quali quest’ultimo, con tono intimidatorio, faceva pressanti richieste per il pagamento.

Le telefonate sono state registrate dalla vittima con il suo telefonino. In seguito ad ulteriori appostamenti si è arrivati all’arresto di R.P ed al sequestro della somma di denaro, pari a 200 euro.

In seguito all’arresto di quest’ultimo sono aumentate le denunce, da parte di altre persone, contro gli indagati. Tutto questo “a dimostrazione – si legge nel comunicato della Procura – che R. P, tossicodipendente e di indole violenta ed aggressiva, induceva nelle vittime uno stato di terrore e di soggezione psicologica, di fatto costringendole a pagare gli interessi pattuiti per timore di inevitabili ritorsioni”. Alcuni dei denuncianti hanno proceduto di loro iniziativa a registrare le conversazioni con gli usurai consegnandole agli investigatori all’atto della denuncia o nei giorni successivi.

A controllare tutta l'organizzazione c’era la signora E.D.M, che utilizzava il figlio R.P per minacciare le vittime. La donna annotava i nominativi delle vittime, gli interessi pattuiti e le rispettive scadenze su una agenda e custodiva il denaro in una cassaforte. Un altro figlio collaborava attivamente con loro depositando le somme provento di usura su libretti di deposito e/o conti correnti intestati a lui stesso (in quanto incensurato).

Dalle indagini è emerso come, in più occasioni, M.N.P, abbia avvicinato le vittime nel tentativo di convincerle a continuare nei pagamenti interrotti a seguito dell’arresto di R.P. Inoltre la donna ricorreva anche ad esplicite minacce, ovvero prospettando pesanti ritorsioni sia attraverso R.P, una volta uscito dal carcere, sia da parte di pregiudicati del posto o di paesi limitrofi con i quali E.D.M era in contatto. D.A era invece colui che viene indicato come colui che contattava le vittime su indicazione della E.D.E sollecitando il pagamento degli interessi usurari. Come la moglie, insomma, intimoriva le vittime anche con esplicite minacce. Tutti gli indagati sono stati rinchiusi nel carcere di Salerno.

S.B.