Salerno Festival: Remo Rapino protagonista del primo Fuori Festival

Appuntamento domenica 28 alle 18 al teatro del Convitto Nazionale

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Salerno.  

Salerno Letteratura non si ferma, e in attesa della sua decima edizione, in programma a giugno 2022, continuano gli appuntamenti con il #FUORIFESTIVAL_2021, un ciclo di incontri e dibattiti curati dallo scrittore Corrado De Rosa per l'Associazione Duna di Sale. Il primo appuntamento autunnale si terrà domenica 28 novembre alle 18, presso il teatro del Convitto nazionale di piazza Abate Conforti con lo scrittore abruzzese Remo Rapino, in dialogo con la giornalista de Il Mattino Erminia Pellecchia.

Vincitore nel 2020 del Premio Campiello, Rapino presenterà al pubblico del Circolo dei lettori e a tutti coloro che da anni seguono gli appuntamenti di Salerno Letteratura, il suo ultimo romanzo, “Cronache dalle terre di Scarciafratta” (minimum fax).

IL LIBRO. Scarciafratta è una Macondo d'Abruzzo. Inerpicata tra i crinali dell'Appennino, è un teatro di fantasmi e di visioni. Un terribile terremoto, la Cosa Brutta, l'ha svuotata. Le case sono ridotte a pietre che rotolano e si sfarinano, ma continuano a parlare. Sulla Rocca resiste per anni soltanto un uomo, Mengo, seduto su un uscio sotto un cencio di luna insieme a Sciambricò, un cane pastore di quindici anni dagli occhi chiari. Scavando tra le macerie della scuola ha trovato i quaderni dei bambini, e anche un registro dell'Ufficio anagrafe che un impiegato «sfastognato di timbri a bollo tondo e di certificati» aveva riempito di nomi, date, nascite, morti e sposalizi, di tutte le storie perdute del paese. Alla fine della sua vita, per «ridare voce a quelli sommersi dalla morte», Mengo le trascriverà una per una, a Villa Adriatica, la casa di riposo dove viene ricoverato. Fino all'alba del 21 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Edwin Aldrin sbarcano sulla luna, e lui termina di scrivere l'ultima lettera. Proseguendo lungo il sentiero inaugurato da Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, in questo romanzo corale Remo Rapino continua a raccontarci tra risa e lacrime l'epopea degli ultimi, degli «spasulati» e dei folli della sua regione, e a restituire la dignità di un nome a chi è stato derubato anche della memoria.

L'AUTORE. Remo Rapino è nato nel 1951. È stato insegnante di filosofia nei licei. Vive a Lanciano. Ha pubblicato i racconti “Esercizi di ribellione” (Carabba 2012) e alcune raccolte di poesia, tra cui “La profezia di Kavafis” (Moby-dick 2003) e “Le biciclette alle case di ringhiera” (Tabula Fati 2017). Nel 2020 è stato finalista al Premio Napoli e al Premio Strega col suo romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, con il quale, nello stesso anno, ha vinto il Premio Campiello. La proclamazione è avvenuta in piazza San Marco a Venezia ed è stata seguita in diretta streaming da Rai Cultura. Rapino ha ottenuto 92 voti su 264 votanti. Al secondo posto si è classificato con 58 voti Sandro Frizziero con Sommersione (Fazi Editore), al terzo con 44 voti Ade Zeno con L'incanto del pesce luna (Bollati Boringhieri), al quarto con 39 voti Francesco Guccini con Trallumescuro. Ballata per un paese al tramonto (Scrittori Giunti) e al quinto con 31 voti Patrizia Cavalli con Con passi giapponesi (Einaudi). Remo Rapino ha dichiarato: “Dedico questo Campiello a mio padre che nasce nel 1926 e muore nel 2010 e lo faccio nascere e uscire dal mondo come Liborio. Liborio è una voce che, raccontando se stesso, racconta un secolo di storia e lo fa da una periferia esistenziale e dà voce a quelli che non hanno voce, agli ultimi della fila, agli emarginati”.